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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Campobello (cfr. ff. 18- 19 e 130 trascr. cit).A causa di tale rapporto di affinità con il<br />

Carollo, il gestore del "Delfino", seppure non formalmente " uomo d'onore", veniva ritenuto<br />

soggetto "affidabile" all'interno di "Cosa Nostra" e lo stesso collaborante si era recato spesso<br />

a pranzare in quel locale in compagnia dell'amico Rosario Caro durante l'intervallo concesso<br />

per il pranzo ai propri dipendenti dalla ditta "Tessilcon" di Tommaso Natale (paese contiguo<br />

a Sferracavallo), dove lavorava il Caro.<br />

Nell'occasione in questione lo Spatola aveva fatto ingresso all'ora di pranzo in quel<br />

locale in compagnia di Caro Rosario e aveva notato che questi aveva fatto un cenno di<br />

saluto in direzione di un tavolo, posto in posizione appartata su un piano rialzato, cui si<br />

accedeva da alcuni scalini in fondo al locale (in sede di controesame la difesa ha<br />

formalmente contestato allo Spatola che nel corso dell'interrogatorio reso al P.M. in data<br />

25/3/1993, egli aveva adoperato il termine "saletta riservata" per indicare il luogo dove era<br />

allocato il tavolo in questione - cfr. f. 99 trascr. ud. 27/4/1994 e p.v. del 25/3/1993 acquisito,<br />

per la parte in contestazione, all'udienza del 27/4/1994).<br />

Al tavolo erano sedute tre persone e soltanto due avevano risposto al saluto del<br />

Caro: si trattava, come riferitogli dallo stesso Caro, del dott. Contrada e di Rosario<br />

Riccobono, che il collaborante vedeva per la prima volta in quell'occasione, pur sapendo che<br />

era il "capo famiglia" di quella zona, compresa nel territorio di "Partanna-Mondello". <strong>La</strong><br />

terza persona che Rosario Caro gli aveva detto di non conoscere, era stato ritenuto da<br />

quest'ultimo un affiliato alla famiglia mafiosa di Saro Riccobono. Le tre persone in<br />

questione, uscendo dal locale prima dello Spatola e del Caro avevano nuovamente rivolto a<br />

quest'ultimo un cenno di saluto passando davanti al loro tavolo (cfr. f. 136 trascr. cit.).<br />

Il collaborante era rimasto sorpreso dalla notizia che l'uomo in compagnia del<br />

Riccobono fosse il dott. Contrada, che in quell'occasione aveva modo di conoscere<br />

personalmente per la prima volta ma di cui, in precedenza, aveva già sentito parlare<br />

avendone appreso l'elevato ruolo ricoperto all'interno della Questura di Palermo. Ha<br />

dichiarato di avere successivamente verificato che l'indicazione fattagli dal Caro sull'identità<br />

di quei due uomini, il Riccobono ed il Contrada, corrispondeva al vero avendo visto alcune<br />

fotografie su giornali ritraenti entrambi i soggetti (cfr. ff. 128 e ss. trascr. cit.) . In occasione<br />

dell'incontro al " Delfino" il Caro gli aveva detto che il dott. Contrada era un fratello<br />

massone oltre che un "buon amico" a cui potersi rivolgere in caso di bisogno o di problemi<br />

con la Polizia; gli aveva, anche, riferito che già il fratello Federico aveva ottenuto, grazie<br />

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