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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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dell'esistenza del gruppo di lavoro istituito dal predetto ed estromesso, nonostante rivestisse<br />

l’alto incarico di dirigente della Criminalpol, dall’operazione del 5/5/1980 (cfr. ff. da 55 a<br />

95 ud. 4/11/1994- ff. 51 e ss. ud. 13/12/1994).<br />

Come è emerso dalle risultanze esaminate, il dott. Immordino aveva adottato misure<br />

di riservatezza rispetto a tutti gli esponenti della tradizionale struttura investigativa della<br />

Questura ma in modo specifico aveva raccomandato, anche ai rappresentanti delle altre<br />

Forze di Polizia, che dell’operazione non venisse data nessuna notizia al dott. Contrada, con<br />

ciò evidenziando non una semplice divergenza di vedute ma una palese, specifica sfiducia<br />

nei suoi confronti (v. deposizione Subranni cit. e dep. Zecca f. 10 ud. 28/10/1994).<br />

D’altra parte lo stesso imputato, in una sua relazione allegata all’inchiesta Zecca, con<br />

atteggiamento ben diverso da quello assunto all’odierno processo, aveva ammesso di essere<br />

a conoscenza del fatto che, nel corso della riunione con il Subranni ed il Rizzo,<br />

rispettivamente comandante del Reparto e del Nucleo Operativo dei C.C., il Questore<br />

Immordino aveva raccomandato ai due ufficiali di non riferirgli nulla dell’incontro e della<br />

questione trattata; nella medesima relazione il dott. Contrada aveva formulato una serie di<br />

legittimi interrogativi in ordine alle diffidenze manifestate, in modo evidente, nei suoi<br />

confronti dal Questore cui non aveva saputo fornire alcuna valida risposta (cfr. ff. 549 e ss.<br />

atti inchiesta Zecca cit.).<br />

Il figlio dell’ex questore di Palermo, Marcello Immordino, anch’egli assunto in<br />

Polizia sin dal 1971 ed attualmente dirigente del Commissariato di P.S. “Libertà” di<br />

Palermo, ha dichiarato di avere appreso direttamente dal padre i motivi che lo avevano<br />

indotto ad adottare quelle particolari cautele nella predisposizione e realizzazione<br />

dell’operazione di Polizia in esame; questi gli aveva detto che lo sforzo maggiore che aveva<br />

dovuto affrontare nel corso dell’incarico di Questore a Palermo era stato quello di “dover<br />

scuotere” la Squadra Mobile dall’immobilismo in cui l’aveva trovata; in parte riteneva che<br />

tale situazione potesse essere giustificata dal fatto che l’intera struttura investigativa<br />

palermitana era stata gravemente turbata dai gravissimi fatti di sangue verificatisi in quel<br />

periodo, per cui una parte del personale aveva chiesto di essere trasferito ad altra sede per<br />

legittimi timori in ordine alla propria incolumità personale e quello che era rimasto in sede<br />

aveva cercato di evitare di esporsi; era necessario, quindi, a suo parere rivitalizzare la<br />

Squadra Mobile inserendo personale nuovo; per quel che riguardava l’operazione del 5/5/80<br />

aveva ritenuto di mettere al corrente dei preparativi solo pochi fidati elementi perchè in<br />

passato, piu’ di una volta, era accaduto che i latitanti sfuggissero ad operazioni finalizzate<br />

alla loro cattura tanto da ingenerare il fondato sospetto che qualcuno, dall’interno, potesse<br />

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