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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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dichiarazioni del collaborante (in modo assai poco convincente come già evidenziato), sono<br />

effettivamente risultati iscritti a logge massoniche ed in tale qualità in grado di riferire<br />

notizie su tali associazioni.<br />

Tra le circostanze apprese dai predetti lo Spatola ha riferito di essere stato informato<br />

che proprio per i soggetti che ricoprono cariche istituzionali di rilievo vige all’interno della<br />

Massoneria la regola prudenziale di non farne risultare la formale iscrizione in elenchi<br />

ufficiali e che è ammissibile la contestuale appartenenza a “Cosa Nostra” e alla Massoneria,<br />

come si era verificato per gli stessi Caro e per il Messina.<br />

conferma.<br />

In ordine a tali notizie riferite dallo Spatola sono emersi numerosi elementi di<br />

Altro collaboratore di giustizia, Pietro Scavuzzo, escusso all’odierno dibattimento ha<br />

dichiarato di avere conosciuto, in occasione dei traffici economici e finanziari dallo stesso<br />

gestiti per conto di “Cosa Nostra”, diverse persone appartenenti alla Massoneria e di avere<br />

appreso che un “uomo d’onore” può far parte della Massoneria ma solo in quanto da tale<br />

adesione possano derivare benefici per l’organizzazione mafiosa (ha indicato le fonti delle<br />

proprie conoscenze ed i massoni conosciuti personalmente - cfr. ff. 33 e ss. 82 e ss. ud.<br />

26/5/1994).<br />

Un’importante conferma alle dichiarazioni di Spatola deriva, poi, da quanto riferito<br />

dal collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino, il quale, all’udienza del 19/6/1995, pur<br />

non avendo formulato alcuna accusa nei confronti dell’imputato, ha ribadito l’esistenza di<br />

vasti settori “coperti” della massoneria.<br />

Piu’ in particolare il Pennino, dopo aver dichiarato di avere formalmente aderito alla<br />

massoneria, ha riferito di avere appreso nel 1980 da altro “uomo d’onore” (Mineo Francesco<br />

di Bagheria) dell’esistenza a Palermo di una grande loggia massonica “coperta” cui<br />

aderivano circa trecento persone, tra le quali vi erano certamente personaggi influenti ed<br />

anche pubblici funzionari (ha riferito che gli furono comunicati solo i nominativi di quattro<br />

persone appartenenti a tale loggia).<br />

Il Pennino ha, poi, riferito di avere appreso personalmente da Stefano Bontate, verso<br />

la fine del 1980, che il Bontate medesimo era “ Gran Maestro venerabile” di una particolare<br />

loggia massonica “coperta” che costituiva una sorta di articolazione associativa di altre<br />

logge segrete; proprio per il ruolo professionale e politico di prestigio che il Pennino<br />

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