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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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<strong>La</strong> rivelazione fatta al Buscetta appare di particolare rilievo perchè con<br />

quell’affermazione categorica e precisa il Riccobono (l’uomo su cui egli affermava di potere<br />

contare era addirittura il dott. Contrada, funzionario ai massimi vertici della Questura di<br />

Palermo, di cui esplicitava le tipologie di condotte che costui era in grado di porre in essere<br />

in suo favore: avvisare tempestivamente in ordine a perquisizioni o ricerche di latitanti<br />

indirizzate nel territorio di egemonia mafiosa del Riccobono) si esponeva concretamente nel<br />

dare assicurazione di “copertura” alla latitanza di un uomo che per lui rappresentava un<br />

prezioso alleato, in un momento di estrema gravità per gli equilibri interni a “Cosa Nostra”.<br />

Ed infatti il Buscetta, nel corso del proprio esame, ha piu’ volte sottolineato la<br />

grande responsabilità che con quella dichiarazione Riccobono assumeva, non soltanto nei<br />

suoi confronti ma anche di fronte all’intero ambiente mafioso. Per fare quella affermazione<br />

Riccobono doveva necessariamente essere ben sicuro, per averlo già sperimentato in passato<br />

e personalmente, che il dott. Contrada era in grado di assicurargli la “copertura” nel suo<br />

territorio. Se si fosse trattato di semplice millanteria, assolutamente illogica nei confronti di<br />

un “uomo d’onore” che cercava di trattenere a Palermo come proprio alleato, il Riccobono<br />

si sarebbe esposto ad una tale responsabilità da “ mettere in gioco “la propria stessa vita,<br />

ove al Buscetta fosse accaduto qualcosa (cfr. ff 4-9-35-69-70 ud. cit.).<br />

Del resto lo stesso Buscetta, nel periodo in cui era rimasto a Palermo ha dichiarato di<br />

avere avuto modo di constatare personalmente il clima di generale lassismo da parte delle<br />

Forze dell’Ordine nel perseguire i mafiosi ed i latitanti in particolare, riferendo episodi<br />

specifici di “summit” mafiosi ostentatatamente svolti in prossimità di punti favorevoli<br />

all’avvistamento da parte delle Forze dell’Ordine, di frequentazioni abituali di locali<br />

pubblici palermitani da parte di noti latitanti mafiosi, tra cui Riina, Riccobono, Provenzano,<br />

Inzerillo ed altri, e dell'abitudine da parte dei latitanti mafiosi di circolare in città senza<br />

particolari precauzioni .<br />

Tali risultanze sono pienamente concordanti con quelle riferite dal Mutolo e dal<br />

Mannoia e sono state suffragate da ulteriori acquisizioni dibattimentali già esaminate.<br />

E’ di estrema importanza, anche al fine di destituire di fondamento l’ipotesi della<br />

millanteria da parte del Riccobono, la circostanza che la notizia appresa dal Buscetta sul<br />

conto dell’odierno imputato, sia stata oggetto di specifica conferma da parte di Stefano<br />

Bontate, altro “uomo d’onore” in quella fase ancora ai vertici dell’organizzazione mafiosa e<br />

particolarmente vicino al Buscetta.<br />

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