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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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8. IV Gli incontri ed i colloqui avuti dall’imputato con la sig.ra Gilda<br />

Ziino, vedova dell’ing. Roberto Parisi, in relazione all’omicidio<br />

di quet’ultimo commesso a Palermo il 23/2/1985.<br />

Nell’ambito dell’odierno processo è stata acquisita la testimonianza della sig.ra<br />

Gilda Ziino, vedova dell’ing. Roberto Parisi già Presidente della società I.C.E.M. e della<br />

“Palermo Calcio” ucciso a colpi di pistola in un agguato di stampo mafioso a Palermo il<br />

23/2/1985, la quale ha riferito due episodi di cui si era reso protagonista il dott. Contrada, in<br />

relazione alle indagini sull’omicidio del marito, nel corso dei quali il predetto funzionario<br />

aveva posto in essere comportamenti tali da ingenerarle forti preoccupazioni e notevoli<br />

perplessità sulle finalità del suo intervento.<br />

<strong>La</strong> teste ha dichiarato che il dott. Contrada aveva intrattenuto un rapporto di amicizia<br />

con il marito ma che, prescindendo da incontri in occasione di ricevimenti ufficiali tra amici<br />

e conoscenti, lei non aveva mai avuto rapporti di natura personale con il predetto; ha<br />

affermato che lo stesso giorno dell’uccisione del marito, a distanza di poche ore da tale<br />

evento luttuoso (precisando che era da poco rientrata a casa dall’ospedale dove non le<br />

avevano ancora neppure consentito di vedere la salma) si era presentato a casa sua il dott.<br />

Contrada chiedendole di avere un colloquio riservato; dopo essersi recati nello studio sito al<br />

piano inferiore dell’abitazione, il dott. Contrada rivolgendosi nei suoi confronti con<br />

fermezza le aveva detto che qualunque cosa potesse sapere sulla morte del marito sarebbe<br />

dovuta restare zitta, non parlarne con nessuno e ricordarsi che aveva una figlia piccola (“ il<br />

dott. Contrada mi disse, con fermezza, che qualunque cosa io potessi sapere che riguardava<br />

la morte di Roberto dovevo stare zitta, non parlarne con nessuno e ricordarmi che avevo<br />

una figlia piccola...mi disse solo queste testuali parole”cfr. ff. 1 e ss. ud. 31/5/1994).<br />

<strong>La</strong> teste ha precisato che in quell’epoca aveva una figlia in tenera età, di poco piu’ di<br />

un anno, e che a quelle parole pronunciate dal dott. Contrada aveva provato un senso di<br />

sbigottimento e di paura che aveva contribuito ad accrescere notevolmente la tensione che<br />

già provava per la recente morte del marito; nelle parole pronunciate dal dott. Contrada in<br />

quell’occasione aveva colto un preciso contenuto intimidatorio potendosi escludere con<br />

assoluta certezza che potesse trattarsi di un suggerimento amichevole (“ quando il dott.<br />

Contrada mi ha detto di stare zitta non mi ha suggerito...lo dica all’avvocato, lo dica al<br />

magistrato, vediamo che cosa si può fare...mi disse di stare zitta e ricordarmi che avevo una<br />

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