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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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l’assoluta necessità di circolare armati” (cfr. ff. 144 e 145 ud. 4/11/1994); ha, piu’ volte,<br />

ribadito che il proprio comportamento nel rilascio di pareri per autorizzazioni concernenti<br />

titoli di Polizia era sempre stato improntato al massimo rigore precisando che raramente il<br />

dirigente della Squadra Mobile esprimeva pareri circa rilasci o rinnovi di autorizzazioni<br />

amministrative in materia di armi, ciò avveniva solo se si trattava di mafiosi, di criminali, in<br />

tali casi particolari veniva richiesto un parere motivato della Squadra Mobile o della<br />

Criminalpol che, per le indagini svolte avevano una maggiore conoscenza di tali soggetti<br />

(cfr. ff. 154 e ss. ud. 4/11/1994- ff. 21 e ss. ud. 11/11/1994) .<br />

Con il parere espresso nella nota in oggetto, quindi, l’imputato ha mostrato di entrare<br />

in contraddizione con se stesso sia con riferimento a quanto affermato nel presente<br />

dibattimento sia con il comportamento che egli stesso aveva adottato nel 1974; in tale epoca,<br />

quando secondo le dichiarazioni rese in questo dibattimento dai collaboratori di giustizia,<br />

egli era ancora un funzionario fedele, aveva ritenuto di assumere l’iniziativa di richiamare<br />

l’attenzione degli uffici di Polizia Amministrativa sulle dichiarazioni rese dal pentito Vitale<br />

sul conto di Vanni Calvello al fine di prendere le opportune determinazioni sui titoli di<br />

Polizia in suo possesso; nel 1980, pur avendo in precedenza doverosamente riferito le<br />

risultanze di indagini condotte dalla Criminalpol, su delega dell’A.G. romana sul conto di<br />

Pietro Calvello e su Calvello Alessandro, congiuntamente con la Compagnia dei C.C. di<br />

Monreale, quando si era trattato di dare un parere formale sull’opportunità di rinnovare il<br />

porto di pistola per difesa personale all’indagato mafioso Calvello Alessandro, aveva<br />

adottato una decisione assai poco rigorosa, omettendo ogni valutazione in ordine<br />

“all’assoluta necessità che lo stesso andasse armato” ed anzi tentando di sostenere la<br />

propria decisione di dare un parere favorevole al rinnovo con una pretestuosa esigenza di<br />

Polizia finalizzata a non destare i suoi sospetti sulle indagini in corso sul suo conto.<br />

Nel corso delle dichiarazioni rese all’udienza dell’11/11/1994 l’imputato ha respinto<br />

con fermezza di avere avuto sollecitazioni per esprimere il parere favorevole al rinnovo del<br />

porto di pistola al Vanni Calvello da ambienti esterni, ma alla precedente udienza del<br />

4/11/1994, quando non aveva escluso di essersi interessato di sollecitare altro tipo di<br />

pratiche (v. passaporti) per amici o conoscenti, richiesto di specificare quali fossero le<br />

modalità di interessamento che utilizzava in tali casi ha affermato che di solito faceva una<br />

telefonata o si incontrava con il collega interessato della pratica (Domanda P.M.: “che<br />

metodo utilizzava in questi casi, faceva una telefonata al collega funzionario dell’ufficio<br />

passaporti? Risposta: “ Mi pare difficile che gli scrivessi una lettera, era una telefonata,<br />

oppure l’incontravo” cfr. ff. 152 e ss. ud. 4/11/1994).<br />

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