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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Tale emergenza processuale, di peculiare rilevanza, atteso il ruolo svolto all’epoca<br />

dal dott. D’Antone nell’ambito della Squadra Mobile, riscontra l’effettiva esecuzione di<br />

pattugliamenti da parte delle Forze di Polizia, finalizzati alla cattura di latitanti, proprio<br />

nella zona e nell’epoca indicata dal Marchese, e risulta, peraltro, assolutamente coerente sia<br />

con la notizia riferita dal predetto che con le altre risultanze esaminate, sulla base delle quali<br />

deve ritenersi che l’allontanamento del Riina da quell’abitazione era stata “consigliata” per<br />

motivi di prudenza e non perchè il suo rifugio fosse stato localizzato dalla Polizia.<br />

Anche il secondo episodio riferito dal Marchese si colloca nel 1981 (Ottobre 1981),<br />

quando lo zio Marchese Filippo lo aveva informato della necessità di fare spostare il padre,<br />

all’epoca “canziato” presso una casa di Villabate, perchè il dott. Contrada aveva fatto sapere<br />

“ che dovevano fare delle perquisizioni ddoco a Villabate”.<br />

Anche in questo caso la notizia si riferiva ad operazioni di polizia generiche da<br />

eseguire nella zona in cui il Marchese trascorreva la propria latitanza e non alla<br />

localizzazione esatta dell’abitazione del predetto; in questa occasione il collaborante è stato<br />

in grado di precisare che nessuna perquisizione era stata eseguita perchè il resto della<br />

famiglia, che era rimasta nell’abitazione in oggetto, lo aveva potuto riferire puntualmente.<br />

Anche in relazione al terzo episodio di notizie fatte pervenire dal dott. Contrada il<br />

Marchese ha riferito che non era stata eseguita alcuna perquisizione nella casa dei Bagnasco<br />

di via Fichidindia da dove, per precauzione, si erano trasferiti andando ad abitare per un<br />

periodo nel villino di un cognato dello zio Filippo Marchese, Gregorio Marchese, sito a<br />

Casteldaccia, e che una perquisizione era stata eseguita ma solo nell’abitazione dello zio,<br />

sita a Palermo, in via Sperone n° 7.<br />

Proprio in relazione alla mancata esecuzione delle perquisizioni a seguito delle<br />

“soffiate” del dott. Contrada il collaborante ha riferito di avere palesato allo zio i dubbi sulla<br />

“bontà” delle notizie fatte avere dal predetto funzionario di Polizia, ma il Marchese Filippo<br />

aveva tagliato corto rispondendogli che , secondo quanto dicevano Michele Greco ed il<br />

“senatore”, le informazioni che Contrada aveva fornito fino a quel momento erano “buone”.<br />

In tale occasione Marchese aveva avuto, quindi, modo di apprendere dallo zio<br />

ulteriori dati di conoscenza e cioè che i contatti con il dott. Contrada erano, normalmente,<br />

tenuti dai Greco e che fino ad allora il funzionario di Polizia aveva fatto avere altre<br />

informazioni rivelatesi utili per l’organizzazione mafiosa.<br />

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