PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

gerarchiche, non vi era mai stata tra loro alcuna confidenza; in particolare, ha dichiarato di
non avere mai autorizzato il m.llo Catalano a dargli del tu; il teste Catalano ha, dal canto
suo, confermato le proprie dichiarazioni continuando ad asserire l’uso del tu reciproco con il
dott. Gentile, sia pure non in presenza di estranei, manifestando piu’ volte nel corso del
confronto la propria spontanea abitudine a rivolgersi al dott. Gentile facendo uso del lei (cfr.
ff. 68 e ss. ud. cit.).
Dalla deposizione resa dal teste Catalano e dall’esito del disposto confronto ritiene il
Tribunale di non potere attribuire attendibilità alle dichiarazioni rese dal predetto teste
rivelatesi imprecise, fondate su personali convincimenti e non su precisi ricordi, smentite
categoricamente dal teste Gentile (il quale ha escluso, con argomentazioni convincenti, ogni
fondamento al preteso rapporto di confidenza con lui, che avrebbe potuto giustificare lo
sfogo riferito), contraddette anche dalla piu’ precisa deposizione, già esaminata, resa dal
teste Immordino Marcello, il quale, in epoca contestuale alla redazione della relazione
sull’episodio della perquisizione-Inzerillo, ha dichiarato di avere ricevuto dal dott. Gentile
una confidenza, giustificata da un rapporto di amicizia esistente tra i due, di ben altro
contenuto, che confermava quanto asserito dal teste Gentile sia nel corso della sua
deposizione che nella relazione a sua firma acquisita in atti; si rileva, poi, che il palese
interesse dimostrato dal teste Catalano nel sostenere la difesa dell’imputato, anche a seguito
del procedimento penale instaurato nei suoi confronti, ne compromette gravemente la
posizione di indifferenza.
Osserva il Tribunale che i numerosi testi escussi dalla Difesa hanno riferito
"sull'episodio Gentile" con particolare riguardo al comportamento scorretto del predetto
funzionario nel corso delle perquisizioni ed al colloquio avuto con il dott.Contrada.
Per quanto riguarda il primo punto rilevasi che quasi tutti i testi hanno
concordemente descritto il dott. Gentile come un poliziotto scorretto, intemperante e
addirittura violento, ma hanno altresì dichiarato di riportare non meglio identificate "voci”
circolanti negli ambienti della Questura, nella maggior parte dei casi prive di riferimenti
nominativi e comunque non fondate su fatti specifici e pertanto processualmente
inutilizzabili. Viceversa quei testi (Belcamino e Catalano) che hanno dichiarato di avere
condiviso con il dr. Gentile esperienze di perquisizioni, quando hanno dovuto riportare
episodi concreti a sostegno della scorrettezza del predetto funzionario, sono riusciti solo a
parlare di "qualche spintone" e di "qualche parolaccia" che, giova ricordarlo, sarebbero stati
posti in essere dal dott. Gentile nel corso di operazioni di polizia finalizzate alla cattura di
pericolosi latitanti mafiosi.
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