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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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circostanza emergente dal medesimo verbale, peraltro contradditoria rispetto al resto delle<br />

dichiarazioni, cioè che lui aveva dettato al dott. Falcone la frase “posso dire che mi risulta<br />

che a Palermo gli organi di Polizia hanno fatto sempre il loro dovere “ (cfr. ff. 96 e ss.<br />

trascr. cit.) pur essendo convinto, invece, del contrario.<br />

Il Buscetta ha spiegato perchè nella fase iniziale della propria collaborazione era<br />

convinto che fosse opportuno limitare le proprie rivelazioni soltanto all’aspetto<br />

dell’apparato organico di “Cosa Nostra”: temeva che se avesse iniziato a dire quanto a sua<br />

conoscenza sull’intreccio dei rapporti politico-istituzionali-mafiosi non sarebbe mai stato<br />

creduto, venendone così travolto per intero il suo contributo investigativo (“ se io<br />

cominciassi in quell’epoca a parlare di politica io avrei aperto un mare di indagini con la<br />

paura di essere inghiottito da tutti e da tutto....io invece parlavo di mafia, non parlavo di<br />

politica ed era una mia scelta precisa” dissi al dott. Falcone “ io non parlerò mai di questi<br />

argomenti, perchè io sarò portato in un manicomio criminale e lei in un manicomio civile,<br />

nessuno mi crederà “ cfr. ff. 47 e 50 trascr. cit in atti). Ha chiarito che solo nel corso<br />

dell’interrogatorio reso alla Procura di Palermo in data 25/11/1992, mutando il suo iniziale<br />

atteggiamento aveva deciso di dichiarare all’Autorità Giudiziaria italiana, con maggior<br />

dovizia di particolari e senza piu’ remore in ordine alla completa verbalizzazione dei fatti,<br />

quanto aveva appreso sul conto del dott. Contrada (cfr. ff. 41 e ss. trascr. cit.). Ha spiegato<br />

che tale decisione era maturata solo a seguito delle stragi in cui avevano perso la vita, tra gli<br />

altri, i giudici Falcone e Borsellino, ritenendo che solo dopo tali gravissimi fatti in Italia<br />

fossero maturate le condizioni generali che avrebbero consentito di procedere ad un’azione<br />

piu’ incisiva nei confronti della mafia e dei soggetti con essa collusi, appartenenti alle piu’<br />

alte sfere del potere istituzionale; ha concluso dicendo che solo piu’ tardi si era reso conto<br />

che tale sua opinione era stata solo un’illusione (“io nel 1992 sono venuto in Italia, dopo<br />

essere stato sentito negli Stati Uniti da dei giudici...di Palermo, e dissi che dopo la morte di<br />

Falcone per me si era aperta una nuova era. Io penso che il dott. Falcone meritasse da<br />

parte mia, che almeno io collaborassi affinchè alcuni altarini dello Stato italiano, ancora<br />

non scoperti, fossero scoperti. Parlai, venni in Italia e fui sentito dalla Commissione<br />

Antimafia.......pensavo che l’Italia in quel momento effettivamente fosse...anzi piu’ che<br />

l’Italia, diciamo le Autorità preposte alla lotta contro la mafia, fossero già veramente<br />

convinte, dopo la morte del dott. Falcone e del dott. Borsellino, che si dovesse lottare la<br />

mafia. Ma è stato un fuoco di paglia; mi sono reso conto che non era vero ancora, me ne<br />

fuggii in America....... lei voleva la risposta perchè rispetto all’ 84 io ero cambiato, cosa era<br />

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