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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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venendo a conoscenza della telefonata intercorsa tra questi ed il dott. Contrada il 7/10/1983;<br />

successivamente aveva verbalizzato le prime dichiarazioni accusatorie sul conto<br />

dell’odierno imputato rese dal collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta e nel Febbraio<br />

1988 aveva assunto le dichiarazioni della vedova Parisi.<br />

Con la vicenda Tognoli, nel 1989, aveva ricevuto un ulteriore, importante conferma<br />

ai dubbi sulla lealtà del predetto funzionario, ma non era riuscito ad ottenere nè una<br />

dichiarazione formale da parte del Tognoli a suo carico nè l’invio, prima della sua uccisione,<br />

da parte delle Autorità elvetiche dei processi verbali delle rogatorie espletate in Svizzera;<br />

infine nel Dicembre del 1991 aveva ricevuto nel carcere di Spoleto la prima rivelazione a<br />

carico dell’odierno imputato da parte di Gaspare Mutolo, ma la formalizzazione di tali<br />

dichiarazioni era avvenuta da parte dei magistrati competenti di Palermo e Firenze quando<br />

era già stata consumata la strage in cui aveva perso la vita.<br />

Risulta dalle emergenze acquisite nell’ambito di questo dibattimento che il dott.<br />

Falcone, proprio a seguito della vicenda Tognoli, aveva esternato a soggetti appartenenti alle<br />

Istituzioni, suoi stretti collaboratori o amici personali, la gravità dei suoi sospetti a carico<br />

dell’odierno imputato e, come già evidenziato, aveva esplicitamente dichiarato al<br />

Procuratore di Caltanissetta che l’attentato ai suoi danni poteva ricollegarsi all’indagine<br />

condotta insieme ai giudici svizzeri sul riciclaggio di denaro ed agli inquietanti risvolti<br />

istituzionali che da quella vicenda stavano emergendo.<br />

Il dott. Vito D’Ambrosio, magistrato in servizio presso la Procura Generale presso la<br />

Corte di Cassazione, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura, legato al<br />

dott. Falcone da un lungo e saldo rapporto di amicizia e di reciproca stima, ha dichiarato di<br />

avere avuto frequenti scambi di opinione con il predetto magistrato in ordine alle rispettive<br />

attività professionali, fino a poco tempo prima della sua tragica uccisione; ha riferito che il<br />

dott. Falcone, in piu’ occasioni ed in modo esplicito gli aveva detto che “ non si fidava del<br />

dott. Contrada”; in particolare ha ricordato che una delle circostanze in cui il dott. Falcone<br />

aveva avuto modo di comunicargli tale suo giudizio di sfiducia era stata quella del fallito<br />

attentato subito dal magistrato presso la propria villa all’Addaura; il dott. Falcone riteneva<br />

che quell’attentato fosse ricollegato alle indagini patrimoniali che stava svolgendo ed alla<br />

presenza a Palermo di due magistrati svizzeri che solo per un improvviso mutamento di<br />

programma non erano stati presenti con lui nella villa il giorno in cui si era verificato<br />

l’attentato al quale erano tutti sfuggiti per una mera casualità; gli aveva riferito l’oscuro<br />

episodio della distruzione del reperto costituito dall’esplosivo utilizzato nell’attentato che lo<br />

aveva fortemente preoccupato perchè in esso aveva visto il preciso segnale di una regia<br />

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