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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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10. III Le dichiarazioni di Gioacchino Pennino.<br />

Nato a Palermo l’1 Marzo 1938 ha iniziato la sua collaborazione con la giustizia il<br />

30 Agosto 1994 (cfr. udienza19/6/1995 ff. 6 e ss.).<br />

Ha esercitato la professione di medico a Palermo sia presso laboratori di analisi di<br />

sua proprietà sia con incarichi di rilievo all’interno di strutture pubbliche (all’ I.N.A.M. ha<br />

svolto le funzioni di Ispettore medico provinciale e capo reparto di Medicina Generica - cfr.<br />

f. 82 ud. cit.).<br />

Nel corso dell’odierno procedimento ha descritto le fasi del proprio progressivo<br />

avvicinamento a “Cosa Nostra” fino alla sua formale affiliazione all’interno della famiglia<br />

mafiosa di “Brancaccio” avvenuta alla fine del 1977 (ff. 7 e 52 ud. cit.).<br />

Ha riferito che, prima dell’ episodio che aveva segnato la svolta determinante per il<br />

suo ingresso in “Cosa Nostra”, intorno agli anni 1974-1975 era stato destinatario di<br />

numerose lettere estorsive e di altri allarmanti fatti di intimidazione che lo avevano indotto a<br />

rivolgersi, anzichè alle Forze dell’Ordine con regolare denuncia, alla “protezione” della<br />

famiglia mafiosa di “Brancaccio”, facente capo a Di Maggio Giuseppe, attraverso un suo<br />

cugino Gioacchino Di Caccamo che sapeva essere vicino a quegli ambienti e che, soltanto in<br />

un secondo tempo, aveva appreso che era “uomo d’onore” formalmente affiliato a quella<br />

“famiglia” mafiosa (cfr. ff. 76 e ss - 35).<br />

Successivamente a tali episodi, che solo in un secondo tempo era stato in grado di<br />

interpretare come precise manovre poste in essere dagli stessi appartenenti a “Cosa Nostra”<br />

al fine di saggiarne le reazioni comportamentali (“ per vedere quale era la mia reazione se<br />

mi rivolgevo alle Forze dell’Ordine o meno, e poi per agganciarmi, anche perchè ero un<br />

professionista ... che aveva un certo ruolo nella sanità, avevo una funzione considerevole “ -<br />

ff. 81.82 ud. cit.) aveva iniziato a frequentare la casa del Di Maggio ricevendo da lui e dai<br />

suoi uomini segni di “disponibilità” nel sostenere le proprie posizioni politiche (cfr. ff.80 e<br />

ss.).<br />

Il Pennino ha, infatti dichiarato di avere trascorso una lunga militanza all’interno del<br />

partito della Democrazia Cristiana fin dal 1956, prima nella corrente andreottiana facente<br />

capo a Palermo a Vito Ciancimino e Salvo Lima e dal 1984 all’interno del gruppo doroteo,<br />

ricoprendo numerose cariche di rilievo interne a tale partito politico (cfr. ff. 73 e ss. - 89 e<br />

ss.).<br />

Il fatto decisivo che aveva determinato il suo formale ingresso in “Cosa Nostra” era<br />

stato un suo intervento, sollecitato da Di Maggio Giuseppe, capo-famiglia di Brancaccio,<br />

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