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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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attribuito al Ministro Gava l’intervento decisivo in favore del dott. Contrada trattandosi di<br />

scelta coinvolgente il piano dell’opportunità politica; il teste Gava ha negato ogni sua<br />

responsabilità nella scelta; le dichiarazioni rese dai testi esaminati appaiono chiaramente<br />

finalizzate a escludere che potessero essere state acquisite notizie che in qualche modo<br />

avessero confermato le accuse mosse al dott. Contrada dagli articoli di stampa, mentre dalle<br />

annotazioni contenute nelle stesse agende dell’imputato è stato possibile ricostruire che tra il<br />

24 ed il 25 Luglio del 1989 si era saputo qualcosa che aveva indotto il vertice del S.I.S.D.E.<br />

a revocare la sua precedente decisione ed il Capo della Polizia a sollecitare le dimissioni del<br />

dott. Contrada.<br />

Dalla documentazione acquisita in atti risulta che a seguito della remissione della<br />

querela da parte del dott. Contrada che aveva ricevuto la lettera del giornalista Chiodi e del<br />

direttore Valentini, il Prefetto Malpica aveva inviato, in data 22/2/1990, una missiva<br />

pressochè di identico contenuto all’Alto Commissario Domenico Sica, al Ministro<br />

dell’Interno Antonio Gava, al Capo della Polizia Vincenzo Parisi ed al Presidente del<br />

Consiglio Giulio Andreotti, nella quale aveva allegato la lettera citata di Chiodi e Valentini<br />

ritenendola piu’ che sufficiente a ristabilire la verità (“oltre a rendere giustizia ad un<br />

funzionario iniquamente calunniato vale a dissipare le ombre di sospetto che artatamente si<br />

è tentato ancora una volta di addensare su Istituzioni dello Stato”) ed in particolare nella<br />

missiva inviata al Prefetto Parisi aveva sollecitato la promozione del funzionario Contrada al<br />

grado superiore di Dirigente Generale della P.S., promozione già perorata dallo stesso<br />

Malpica con nota al Prefetto Parisi del 31/3/1989 e nuovamente sollecitata con nota in data<br />

24/1/1991 (cfr. Doc. NN° 7 e 8 prod. P.M. acquisiti all’udienza del 6/5/1994).<br />

Quella verificatasi dopo il caso Tognoli non era stata l’unica vicissitudine che il<br />

dott. Contrada aveva dovuto affrontare nel corso della sua carriera ed anzi deve rilevarsi<br />

che, già da tempo ed in piu’ occasioni, egli era stato investito da sospetti ed accuse idonei a<br />

metterne in discussione la limpidezza dell’ operato professionale, ciò nonostante ogni volta<br />

egli era riuscito a superare tali momenti critici senza mai sostenere le proprie ragioni in<br />

modo diretto in una sede giudiziaria, spesso avvalendosi della benevolenza e dell’ignavia<br />

dei suoi superiori gerarchici.<br />

Si è già visto come in occasione della "vicenda Gentile" e dei successivi accadimenti<br />

del Maggio 1980, nonostante fosse stato investito da gravi riserve ed accuse sul suo operato,<br />

debitamente formalizzate, provenienti da suoi stessi colleghi e persino dal Questore di<br />

Palermo, il dott. Contrada si era limitato a preannunziare reazioni sul piano giudiziario, ma<br />

in realtà aveva preferito far passare sotto silenzio l’accaduto in ciò agevolato dall’inerzia di<br />

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