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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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evoca.<br />

Il Tribunale, con ordinanza in data 31/7/1995, disponeva la revoca della misura della<br />

custodia cautelare in carcere applicata all’imputato, per sopravvenuta insussistenza di<br />

esigenze cautelari.<br />

All’udienza del 26/10/1995 il Tribunale, terminata l’acquisizione delle prove,<br />

procedeva all’indicazione degli atti utilizzabili per la decisione ai sensi dell’art. 511 c. V<br />

c.p.p..<br />

All’udienza del 23/11/1995 il P.M. iniziava ad illustrare le proprie conclusioni e<br />

continuava in tale impegno per un complessivo numero di ventuno udienze; quindi,<br />

all’udienza del 19/1/1996, concludeva richiedendo affermarsi la responsabilità dell’imputato<br />

in ordine ai reati ascrittigli, ritenuto assorbito nel reato piu’ grave di cui al capo b)<br />

associazione di tipo mafioso- quello meno grave di cui al capo a) associazione per<br />

delinquere semplice, ed applicate tutte le circostanze aggravanti contestate, la condanna<br />

dello stesso alla pena di anni dodici di reclusione.<br />

Chiedeva, altresì, la trasmissione al proprio ufficio, per quanto di competenza, dei<br />

verbali di dibattimento di cui all’apposito elenco che veniva allegato al p.v. dell’udienza del<br />

19/1/1996.<br />

<strong>La</strong> difesa iniziava la illustrazione delle proprie conclusioni all’udienza del 7/2/1996 e<br />

continuava in tale impegno per un numero complessivo di ventidue udienze concludendo il<br />

29/3/1996 con la richiesta di assoluzione dell’imputato da tutte le imputazioni ascrittegli<br />

“perchè il fatto non sussiste”.<br />

Le successive udienze dell’1/4/1996 - 2/4/1996 -3/4/1996 e 4/4/1996 venivano<br />

utilizzate per le repliche delle parti.<br />

All’udienza del 5/4/1996 l’imputato chiedeva ed otteneva ai sensi dell’art. 523 c. V<br />

c.p.p., di prendere la parola per l’ultimo intervento difensivo; infine il Presidente dichiarava<br />

chiuso il dibattimento ed il Collegio, dopo essersi riunito in camera di consiglio, alla<br />

medesima udienza , decideva come da dispositivo in atti, deliberando la condanna<br />

dell’imputato alla pena di anni dieci di reclusione oltre alle pene accessorie e la trasmissione<br />

al Procuratore della <strong>Repubblica</strong> in sede dei verbali di udienza richiesti dal P.M..<br />

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