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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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della Stazione C.C. di Villagrazia, territorialmente competente per la zona in cui abitava il<br />

Bontate, aveva interrogato la sig.ra Margherita Teresi, vedova del Bontate, per sapere<br />

notizie su alcune armi lunghe e corte (un fucile, un revolver ed una pistola semi-automatica)<br />

che risultavano ancora annotate in carico a Bontate Stefano; la donna nell’occasione non era<br />

stata in grado di fornire alcuna risposta (cfr. dep. ud. 18/10/1994 e 12/10/1995) .<br />

<strong>La</strong> circostanza che al Bontate fosse consentito di detenere armi (corte e lunghe)<br />

regolarmente denunciate, nonostante i processi e le misure di prevenzione cui era stato<br />

sottoposto, tenuto conto del rilievo mafioso del personaggio, è certamente un dato<br />

allarmante che non smentisce la possibilità che al predetto possa effettivamente essere stato<br />

rinnovato, anche nel periodo di interesse, quantomeno il porto di fucile.<br />

Tale evenienza è, peraltro, ulteriormente avvalorata, da altra emergenza processuale,<br />

proveniente dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Buscetta Tommaso. Secondo<br />

quanto Buscetta ha dichiarato di avere verificato personalmente, con riferimento al periodo<br />

Giugno 1980-Gennaio 1981, Stefano Bontate aveva l’abitudine di andare ogni mattina a<br />

caccia portando con sè dei fucili (cfr. f. 16 ud. 25/5/1994).<br />

Orbene in considerazione della circostanza che in quel periodo Bontate non era<br />

latitante e che quotidianamente portava con sè armi necessarie alla caccia, è possibile<br />

ritenere che, nel periodo d'interesse, fosse munito quanto meno del porto di fucile per uso<br />

caccia.<br />

In ordine alle dichiarazioni rese dal Cancemi sul porto d’armi del Bontate,<br />

l’imputato, all’udienza del 20/12/1994, non solo ha negato di essersi mai interessato per il<br />

porto d’armi per Stefano Bontate, ma ha anche affermato che è impensabile ed inconcepibile<br />

che al Bontate, schedato mafioso, denunziato per associazione per delinquere, condannato in<br />

primo grado (anche se poi assolto in appello), sottoposto alla misura di prevenzione del<br />

soggiorno obbligato, potesse essere stato rilasciato il porto d’armi sia esso di pistola per<br />

difesa personale, che di fucile per uso caccia.<br />

Ora dagli accertamenti compiuti dal cap. Bruno in ordine alle armi risultanti in carico<br />

al Bontate è emerso invece che ancora nel 1986, presso la stazione dei C.C. di Villagrazia,<br />

vi erano tracce evidenti di una regolare detenzione di armi da parte del Bontate, anche se<br />

non è stato possibile determinare da quanto tempo Bontate le avesse detenute.<br />

Peraltro lo spessore mafioso del personaggio in questione, evidenziato dallo stesso<br />

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