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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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quindi, non posso farne a meno di scrivere il verbale" - cfr. f. 20 trascr. cit.).<br />

Il P.M. ha fatto rilevare al Buscetta, sotto forma di contestazione, che dal verbale<br />

reso al dott. Falcone in data 18/9/1984 è risultato che solo il Bontate gli aveva fatto<br />

espressamente il nome del dott. Contrada quale “amico” di Riccobono, mentre quest'ultimo<br />

si era genericamente riferito alla "Polizia" che non sarebbe andata a cercarlo nella zona di<br />

Partanna-Mondello, senza fare nomi (cfr. contestazione a f. 23 della trascr. cit. e p.v.<br />

interrogatorio reso da Buscetta il 18/9/1984, acquisito per la parte in contestazione). Il<br />

collaborante sul punto ha dichiarato che la sostanza delle notizie in suo possesso è identica<br />

ed immutata nel tempo, nonostante siano trascorsi piu’ di dieci anni dal primo<br />

interrogatorio, le cui imprecisioni rispetto a quanto affermato all'odierno dibattimento,<br />

devono piuttosto ascriversi alla forma "sintetica" adottata per verbalizzare le sue prime<br />

dichiarazioni, ammettendo di avere proceduto " mal volentieri" a quella verbalizzazione<br />

all'inizio della sua collaborazione (cfr. ff. 22 e ss. trascr. cit.). Piu’ dettagliatamente ha<br />

dichiarato che, pur non risultando nel predetto verbale che anche il Riccobono gli avesse<br />

fatto in modo specifico il nome del dott. Contrada, tale rivelazione costituiva il presupposto<br />

del suo successivo colloquio (cui è fatta menzione nel medesimo verbale) con il Bontate cui<br />

egli si era rivolto proprio per chiedere spiegazioni dopo avere appreso la notizia dal<br />

Riccobono (cfr. ff. 87 e ss. trascr. cit.). Il Buscetta ha, poi, chiarito la genesi dei suoi iniziali,<br />

informali, colloqui con il dott. Falcone sul conto del dott. Contrada: ha ricordato che in una<br />

occasione il giudice Falcone, che normalmente non consentiva a nessuno di assistere ad i<br />

suoi interrogatori assumendosi l’onere di redigere personalmente i relativi verbali senza<br />

neppure l’assistenza di un segretario, gli aveva proposto di fare assistere ad una<br />

verbalizzazione il dott. Cassarà, funzionario di P.S., che era persona di assoluta affidabilità;<br />

egli aveva manifestato allora la propria contrarietà a tale proposta adducendo di non fidarsi<br />

di appartenenti alla Polizia di Palermo perchè sapeva che al suo interno vi era corruzione; a<br />

questo punto il dott. Falcone aveva insistito per sapere dei nomi ed il Buscetta in tale<br />

contesto gli aveva riferito quanto appreso sul conto del dott. Contrada (cfr. ff. 89 e ss. trascr.<br />

cit.). Il giudice Falcone aveva, quindi, insistito per mettere a verbale tali rivelazioni ma<br />

Buscetta non intendeva in alcun modo farlo; era stato persino convocato alla presenza del<br />

dott. Caponnetto per convincerlo a redigere il verbale, che proprio per tali motivi era stato<br />

frutto di un momento di grande tensione tra lo stesso Buscetta ed i magistrati (Falcone e<br />

Caponnetto) che lo interrogavano (cfr. ff. 90 e 91 trascr. cit.). Emblematica di tale tensione e<br />

dell’avversione manifestata dal Buscetta alla verbalizzazione sarebbe stata l’ulteriore<br />

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