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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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esterna non limitabile a “Cosa Nostra”; in quell’occasione il dott. Falcone aveva maturato il<br />

preciso convincimento che si fosse realizzato un confluire di interessi di “Cosa Nostra” e di<br />

realtà ad essa esterne ma contigue che in una sua famosa intervista aveva definito “menti<br />

raffinatissime”; gli aveva anche rivelato che nell’ambito dei funzionari di Polizia di Palermo<br />

non si fidava neppure del dott. Ignazio D’Antone e che in occasione dell’omicidio di<br />

Cassarà vi erano stati fortissimi sospetti su possibili “talpe” provenienti dagli stessi ambienti<br />

della Questura di Palermo (cfr. ff. 54 e ss. ud. 14/6/1994).<br />

Di analogo tenore la deposizione resa dal teste Mario Almerighi, altro magistrato che<br />

aveva avuto intensi rapporti di amicizia con il dott. Falcone, il quale ha dichiarato che<br />

parlandogli della vicenda relativa al patito attentato il dott. Falcone aveva indicato quale<br />

matrice del delitto il possibile ruolo svolto dai servizi segreti deviati ed in tale contesto<br />

aveva fatto esplicito riferimento al dott. Contrada, del quale già altre volte in passato gli<br />

aveva parlato come di persona inaffidabile; ha aggiunto che il dott. Falcone gli aveva<br />

espresso il profondo senso di isolamento che aveva vissuto dopo quell’attentato<br />

esprimendogli il convincimento che ci fossero dei segmenti dello Stato che dimostravano<br />

una certa arrendevolezza se non una vera e propria collusione con ambienti mafiosi; per tale<br />

motivo, nel tentativo di rafforzare l’impegno dello Stato nei confronti del fenomeno<br />

mafioso, aveva deciso di accettare l’incarico al Ministero di Grazia e Giustizia (cfr. ff. 28 e<br />

ss. ud. 24/6/1994).<br />

Il Prefetto Vincenzo Parisi, già Direttore del S.I.S.D.E. e Capo della Polizia, a<br />

proposito dei colloqui avuti con Giovanni Falcone sul conto del dott. Contrada ha affermato:<br />

“ siccome io avevo, devo dire, questo tormento di una situazione contraddittoria, di un caso<br />

certamente così particolare, io piu’ di una volta gli ho chiesto”; ha dichiarato che ad un<br />

certo momento il dott. Falcone, pur senza riferire eventi precisi, gli aveva manifestato le sue<br />

incertezze (“ indubbiamente nell’ultimo periodo della sua esistenza manifestava delle<br />

incertezze”) e che in occasione dell’attentato all’Addaura era stato molto esplicito<br />

nell’esprimergli il sospetto che ci fosse stata un’azione dei servizi segreti e poichè il teste ha<br />

dichiarato di sapere che il S.I.S.D.E. a Palermo era rappresentato da Bruno Contrada aveva<br />

chiaramente ricollegato i sospetti del dott. Falcone alla sua persona (cfr. ff. 66 e ss. ud.<br />

15/7/1994).<br />

Il dott. Antonino Caponnetto, già consigliere istruttore a Palermo, certamente uno dei<br />

magistrati piu’ vicini al dott. Falcone, ha riferito che questi in piu’ occasioni gli aveva<br />

espresso i suoi dubbi sulla rettitudine e sulla fedeltà del dott. Contrada, aggiungendo che<br />

non aveva stima del predetto e che non si fidava di lui (cfr. ff. 13- 14- 24 ud. 19/5/1995).<br />

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