PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

personali o di frequentazione (“ io ricordo che dai primi anni che sono arrivato a Palermo,
dagli anni ‘60...lo vedevo ogni tanto venire alla Squadra Mobile, aveva rapporti che poi si
andarono anche, come dire, un po' stringendo maggiormente quando diventò il suocero di
un magistrato che era molto vicino a noi della Polizia....il dott. Signorino. Io non ho mai
avuto un particolare rapporto con questo signore Adamo, ci comprai una trentina di anni fa
una macchina...non ci sono stati rapporti di frequentazione e di amicizia personale” cfr. ff.
149 -150 udienza del 4/11/1994).
In ordine all’episodio del passaporto, riferito dall'Adamo, l’imputato, nel corso del
proprio esame, ha dichiarato di non avere conservato alcun ricordo del suo personale
interessamento per tale pratica; in via meramente deduttiva, sulla base di quanto riferito
dallo stesso Adamo, ne ha sminuito la rilevanza ad un semplice intervento per l’applicazione
di una marca annuale, che l’Adamo avrebbe potuto acquistare ed annullare anche presso un
qualsiasi Ufficio Postale (cfr. ud. cit. ff. da 145 a 151).
Il P.M. ha proceduto, quindi, a contestargli che da due fogli di registro consegna
passaporti (acquisiti all’udienza stessa dell’esame, in data 4/11/1994) risultavano le seguenti
annotazioni:
alla data del 24 Aprile 1975, in corrispondenza del nominativo “Adamo Calogero”
l’indicazione “ Epifani app. P.S. per il dott. Contrada”;
alla data del 12 Gennaio 1976 in corrispondenza del medesimo nominativo “Adamo
Calogero” l’indicazione “ per il dott. Contrada - Zarbo”.
Si è rilevato, inoltre, che nella sua agenda personale alla data del 10/8/1976 risultava
l’annotazione “Via delle Rose n° 12 Adamo”.
A fronte di tali emergenze documentali l’imputato ha dichiarato che, gli appuntati
Epifani e Zarbo erano stati, verosimilmente, incaricati da lui di ritirare il passaporto del sig.
Adamo, il quale doveva essersi rivolto a lui per un sollecito nel rilascio del passaporto; ha
ricordato che l’indirizzo indicato nell’agenda corrisponde a quello della villa dell’Adamo,
ma non ha saputo indicare il motivo di quella visita nella sua abitazione.
Da tali risultanze emerge, inequivocabilmente, che, anche questa volta (così come
già avvenuto per Cassina e Purpi), l’imputato ha inizialmente tentato di offrire una versione
riduttiva del rapporto instaurato con tale soggetto e solo dopo essere stato posto dinanzi ad
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