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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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110) era giunto, nei primi mesi del 1991 (verosimilmente Gennaio-Febbraio), all’aeroporto<br />

di Punta Raisi a Palermo accolto dal Mazara (cfr. ff. 12- 20- 43 - 44- 46 e ss. - 51- 79 - 110 e<br />

ss. - 116 ud. cit.).<br />

Lo Scavuzzo aveva, invece, ricevuto l’incarico di prelevare l’anfora, presso la casa<br />

del Tamburello a Mazara Del Vallo la mattina dell’arrivo dell’esperto svizzero, e di<br />

trasportarla in autovettura insieme a Calogero Musso a Palermo ove, presso il “Motel Agip”<br />

sulla circonvallazione di Palermo, si sarebbe incontrato verso le ore 12 con il Mazara ed il<br />

tecnico svizzero (cfr. ff. 12 - 13- 48- 80 ud. cit.). Al collaborante non erano stati comunicati<br />

dal proprio capo-mandamento Tamburello nè i particolari relativi alla necessità di quella<br />

trasferta a Palermo nè il luogo di destinazione dell’anfora, noti, invece, al proprio capo-<br />

famiglia Calogero Musso la cui presenza era pertanto necessaria, essendo l’unico a<br />

conoscere il posto in cui si doveva andare (cfr. ff. 12 -13 - 62- 80 - 136 ud. cit.). Egli non<br />

aveva posto domande, nè obiettato alcunchè a seguito delle istruzioni ricevute, così come è,<br />

peraltro, consuetudine all’interno di “Cosa Nostra” quando si ricevono ordini da un capo<br />

(“dentro Cosa Nostra le opinioni non esistono, esiste solo che devi fare tutto ciò che ti<br />

dicono” cfr. ff. 13 - 80 e 114 ud. cit.).<br />

Giunti sul luogo dell’appuntamento a bordo dell’autovettura di proprietà del Musso,<br />

lo Scavuzzo ed il Musso avevano invitato il Mazara a seguirli con la sua macchina, a bordo<br />

della quale aveva preso posto anche il tecnico svizzero, già prelevato all’aeroporto (lo<br />

Scavuzzo ha dichiarato che durante la propria latitanza era in possesso di documenti<br />

falsificati tra cui una patente cfr. ff. 12 e ss. 52 e ss.- 62 ud. cit.). Ha, quindi, descritto nelle<br />

grandi linee il percorso seguito a Palermo dall’autovettura guidata da Calogero Musso (ha<br />

dichiarato di conoscere poco la città, essendo in grado di individuarne solo le principali<br />

arterie stradali - cfr. f. 62) ed ha precisato, altresì, di non essere stato particolarmente attento<br />

al tragitto per due essenziali ordini di ragioni: era all’epoca latitante e si preoccupava di<br />

controllare la presenza di eventuali pericoli lungo la strada, scrutando in modo particolare le<br />

macchine che si accostavano alla propria; teneva, inoltre, un comportamento guardingo<br />

anche nei confronti di Calogero Musso, del quale non si fidava a causa di pregressi motivi di<br />

rancore e di astio, celati da parte di entrambi per ragioni di quieto vivere (cfr. ff. 13- 52 - 53<br />

-57- 62-63- 157-158 ud. cit.). Avevano percorso la via Notarbartolo, la via Libertà, i Quattro<br />

Canti e quindi avevano imboccato la via Roma, superando piazza San Domenico e<br />

giungendo oltre l’hotel “Delle Palme”, in una traversa della via Roma, in una zona ampia,<br />

dove le macchine erano parcheggiate su varie file e dove anche loro avevano posteggiato le<br />

proprie autovetture (il collaborante ha spiegato che sul momento quella zona, avente le<br />

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