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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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In particolare ha dichiarato di avere assistito a riunioni tra "uomini d'onore" nelle<br />

quali si decidevano atroci delitti, ha confessato di avere partecipato direttamente<br />

all'esecuzione di estorsioni, di attentati e di omicidi svelandone le dinamiche e gli autori; ha<br />

dichiarato, altresì, di avere fatto da tramite tra il fratello Antonino, nel periodo della sua<br />

detenzione, ed i personaggi mafiosi a lui piu’ vicini all'esterno del carcere, tra cui lo stesso<br />

Riina Salvatore, di cui conosceva abitazioni e spostamenti durante la sua latitanza; per<br />

volontà del Riina, l'affiliazione del Marchese era stata mantenuta riservata per un certo<br />

periodo, persino, all'interno di "Cosa Nostra" proprio per consentire al capo di adibire il<br />

giovane affiliato a compiti di fiducia, alle sue dirette dipendenze e di pochi potenti e fidati<br />

"uomini d'onore" tra cui lo stesso Marchese Filippo e Greco Salvatore (cfr. dichiarazioni<br />

rese da Marchese Giuseppe all'ud. del 22/4/1994 - ff. da 4 a 20 e f. 90 trascr. in atti).<br />

<strong>La</strong> cerimonia della sua rituale "combinazione" all'interno di "Cosa Nostra" descritta<br />

dal collaborante con riferimenti precisi a luoghi e persone, era avvenuta alla fine del 1980<br />

all'interno di una villa ad Altavilla Milicia (in provincia di Palermo), di proprietà di<br />

Maniscalco Salvatore, alla presenza di quest’ultimo, di Argano Filippo, con funzioni di<br />

"padrino", dello zio Marchese Filippo e di Giovanni Lo Iacono, tutti "uomini d'onore" della<br />

famiglia mafiosa di Corso dei Mille, nonchè di Pino Greco detto "Scarpuzzedda",<br />

appartenente alla famiglia di Michele Greco del mandamento di Ciaculli, e si era svolta con<br />

il rituale giuramento su un'immagine sacra data alle fiamme e con la tradizionale "punciuta"<br />

del dito utilizzato per sparare (cfr. ff. 12 e ss. trascr. cit . ud. del 22/4/1994).<br />

Dopo l'iniziazione ha dichiarato di avere partecipato, sempre su incarico di Riina<br />

Salvatore, a numerosi omicidi, tra cui quelli in pregiudizio di Bontate Stefano (capo<br />

mandamento di S. Maria di Gesu’) e di Inzerillo Salvatore (capo mandamento di Passo di<br />

Rigano) e quelli collegati alla ricerca di Contorno Salvatore; ha confessato, altresì, di avere<br />

partecipato alla c.d. "strage di Bagheria" ed all'esecuzione di omicidi anche nel territorio di<br />

San Giuseppe Jato, uno dei quali in concorso con Balduccio Di Maggio (cfr. ff. 17 e ss.<br />

trascr. cit.). Proprio in relazione ai fatti delittuosi noti come " strage di Bagheria" era stato<br />

tratto in arresto nel Gennaio 1982 (cfr. f. 74 trascr. cit.).<br />

Dopo dieci anni di carcerazione, a seguito di un profondo processo di revisione della<br />

scelta criminale, fatta in passato, di adesione a "Cosa Nostra", il collaborante ha riferito di<br />

avere maturato, progressivamente, un rifiuto della mentalità e del comportamento mafioso,<br />

culminato nell'episodio afferente alla propria vita privata dell'imposizione della rottura del<br />

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