PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

atteggiamento di generica sorpresa: il comportamento descritto evidenzia
inequivocabilmente, come ha precisato lo stesso collaborante, che lo Spadaro era sgomento,
disperato e adirato al tempo stesso e tale stato d’ animo è giustificabile solo con la
consapevolezza di un grave danno subito dall’organizzazione mafiosa a seguito
dell’individuazione di un loro prezioso referente all’interno dei vertici istituzionali dello
Stato.
Che l’eloquente reazione dello Spadaro fosse legata alla consapevolezza delle
refluenze negative per “Cosa Nostra” di quell’arresto è ulteriormente avvalorata dal
successivo interesse dimostrato dal predetto ogni qualvolta venivano trasmessi servizi
televisivi sulla vicenda giudiziaria del Contrada e si inserisce coerentemente nell’ambito
delle piu’ ampie dichiarazioni rese dagli altri collaboratori di giustizia già esaminati nel
presente processo, confermando il rapporto collusivo esistente tra l’imputato e “Cosa
Nostra”, ma soprattutto connotandolo in termini di attualità.
Ed infatti lo Spadaro, detenuto da epoca piuttosto recente (1988) e comunque
verosimilmente destinatario di informazioni concernenti l’organizzazione criminale anche
all’interno del carcere in considerazione del suo elevato spessore criminale, alla notizia
dell’arresto dell’imputato dimostra di avere una preoccupazione reale che non avrebbe
alcuna ragion d’essere ove il danno subito dall’organizzazione mafiosa non fosse stato
attuale.
Pertanto quello descritto dal Costa è un episodio che per la sua essenzialità, per la
genuinità e per l’assenza di qualsiasi personale interesse del collaborante, evidenzia reazioni
e comportamenti sintomatici di rapporti esistenti tra l’ imputato e “Cosa Nostra”,
riconducibili anche ad epoca recente.
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