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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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E’ stato accertato, sulla base delle dichiarazioni rese all’odierno dibattimento dal<br />

citato Adamo, concessionario di automobili “Alfa Romeo” e “Ferrari” a Palermo dal 1962 in<br />

poi, che proprio nella via Ammiraglio Rizzo, egli aveva una concessionaria “Ferrari” e che<br />

molti “uomini d’onore”, tra cui lo stesso Riccobono, il Mutolo, il Bontate ed il Mannoia,<br />

avevano acquistato presso di lui, tra gli anni 70-80, lussuose macchine (cfr. ud. del<br />

25/10/1994 ff. 94 e ss.).<br />

Il collaboratore di giustizia Maurizio Pirrone, soggetto che, come si avrà modo di<br />

approfondire nella parte della motivazione che riguarda in modo specifico le sue<br />

dichiarazioni, ha svolto i propri traffici illeciti nel settore degli stupefacenti, a partire dal<br />

1979, unitamente ad alcuni uomini della famiglia mafiosa del Riccobono, tra cui il già citato<br />

Vincenzo Sutera, e gli stessi fratelli Micalizzi, ha dichiarato di avere approfondito il proprio<br />

legame di frequentazione proprio con questi ultimi e con le rispettive famiglie, entrando così<br />

in diretto contatto, anche con le figlie del Riccobono, Margherita, sposata con Micalizzi<br />

Michele, e Giuseppina, sposata con Salvatore <strong>La</strong>uricella, partecipando anche alle rispettive<br />

cerimonie nuziali (cfr. ff. 50 e ss. ud. 11/7/1995).<br />

Proprio dalle stesse figlie del Riccobono aveva appreso che il padre, in quel periodo<br />

(1979), non abitava stabilmente nella bella villa sita nella zona di Castelforte, tra Partanna e<br />

Pallavicino, dove aveva avuto modo di incontrarlo in precedenza, bensì in un attico di un<br />

palazzo sito nella via Guido Jung (cfr. ff. 52 - 53- 83 e ss. ud. cit.- 111 e ss.).<br />

Al riguardo Margherita Riccobono, la sorella Giuseppina ed anche la sig.ra Vitamia,<br />

moglie del Riccobono, che il Pirrone aveva frequentato nella casa di Micalizzi Michele dopo<br />

il suo matrimonio con Margherita Riccobono, gli avevano confidato che nell'abitazione di<br />

via Jung vi era un particolare accorgimento che consentiva di fuggire dal retro senza essere<br />

scoperti, in caso di necessità (una doppia porta con scala posteriore) e che, in ogni caso, sia<br />

il Riccobono che il genero erano ben protetti e non nutrivano particolari preoccupazioni nei<br />

confronti degli appartenenti alla Polizia che, a loro dire, era sufficiente pagare per essere<br />

lasciati tranquilli (cfr. f. 62 ud. cit.).<br />

Dagli accertamenti di P.G. eseguiti su queste circostanze, i cui esiti sono stati riferiti<br />

all’udienza del 19/9/1995, dal cap. Luigi Bruno, è emerso che effettivamente Rosario<br />

Riccobono aveva avuto la disponibilità di due ville nella zona di Partanna-Mondello, una<br />

ubicata, in zona Partanna-Mondello, in via Panzini ai civici nn° 1 e 3, intestata al genero<br />

Salvatore <strong>La</strong>uricella, ed altra sita nella via Castelforte al civico n° 155, dove per un periodo<br />

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