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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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compagnia del dott. Contrada e di altra persona non identificata (cfr. f. 82).<br />

A tale constatazione il teste ha prontamente replicato : “ Non esiste completamente:<br />

anni ‘80, io mi dedicavo per diventare il geniale artigiano che sono, mi dedicavo al<br />

laboratorio ed ero piu’ addetto alla produzione che alla ricezione” (cfr. f. 82 ud. cit.). Nel<br />

prosieguo della deposizione egli ha, però, precisato di non avere mai conosciuto Rosario<br />

Ricccobono, anche se talvolta ha avuto occasione di vederne la fotografia pubblicata su<br />

qualche quotidiano, ma con riferimento al periodo in oggetto (anno 1980), ha sostenuto che<br />

per lui Riccobono era “ uno sconosciuto” tanto da non potere escludere che potesse essere<br />

stato talvolta a pranzare nel suo locale (ha affermato, tra l’altro che era un periodo in cui egli<br />

non si interessava completamente della ricezione della clientela, compito riservato alle figlie<br />

- cfr. ff. 81 e ss. 93 e ss.ud. cit.).<br />

Ha, invece, affermato di avere conosciuto il dott. Contrada, che ha definito “ una<br />

star della vita sociale cittadina”, dichiarando di averlo avuto piu’ volte come cliente nel suo<br />

ristorante (cfr. f. 83 ud. cit.). Non è stato, però, assolutamente in grado di ricordare le<br />

persone con le quali il dott. Contrada si era accompagnato nel suo locale, ad eccezione di<br />

una sola occasione in cui ha ricordato che era in compagnia di circa sei- otto persone tra cui<br />

alcune “donne eleganti”; ha escluso di avere mai visto il suddetto con comitive di<br />

funzionari di Polizia, colleghi o subalterni (cfr. ff. 83 e ss. ud. cit.).<br />

Ha ulteriormente precisato che ad eccezione della circostanza descritta, rimasta<br />

impressa nella sua memoria, non era in grado di ricordare le persone con le quali si era<br />

accompagnato nelle altre occasioni, anche perchè egli era solito intrattenersi spesso in<br />

laboratorio piuttosto che nella sala riservata ai clienti (cfr. f. 86).<br />

E’ evidente, quindi, a seguito delle precisazioni rese dallo stesso teste nel corso della<br />

sua deposizione, che la circostanza riferita dal collaboratore Spatola non può, in alcun modo<br />

ritenersi smentita dalla deposizione resa dal Pedone.<br />

Da alcune affermazioni fatte dal Pedone è stato possibile, anzi, rinvenire elementi di<br />

convergenza con le dichiarazioni del collaborante.<br />

Ed infatti il teste ha dichiarato di essere cognato di “Ciccio” Carollo, coniugato con<br />

sua sorella Pedone Maria Cecilia (cfr. f. 103 ud. cit.). Dopo alcune iniziali titubanze ha<br />

ammesso di avere avuto come propri clienti i fratelli Caro ed anzi ha dichiarato di ricordare<br />

piu’ di una loro presenza nel proprio locale risalente ad alcuni anni addietro (cfr. ff. 99 e ss.<br />

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