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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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orgata e nonostante i precedenti giudiziari in comune. Ha negato di avere mai appreso della<br />

collaborazione con la giustizia da parte di Gaspare Mutolo, smentendosi in modo totale<br />

subito dopo.<br />

Tenuto conto delle superiori osservazioni, ritiene il Tribunale che anche l’ episodio<br />

del colloquio con il Porcelli avente ad oggetto l’odierno imputato, riferito da Gaspare<br />

Mutolo, sia stato integrato da riscontri, obiettivi e certi provenienti “aliunde”, idonei a<br />

confermarne l’estrinseca attendibilità.<br />

Mutolo ha, poi, ricordato altro episodio, a suo dire verificatosi nel 1982,<br />

emblematico del fatto che in quel periodo, la notizia del ruolo svolto dall’odierno imputato<br />

per “Cosa Nostra”, era divenuta ormai patrimonio di conoscenza da parte di molti esponenti<br />

mafiosi.<br />

In questo caso l’occasione della discussione avente ad oggetto il dott. Contrada<br />

traeva spunto da una perquisizione domiciliare subita dallo stesso Mutolo, che per un mero<br />

caso non aveva consentito agli uomini della Squadra Mobile di rinvenire una grossa partita<br />

di eroina, che il Mutolo aveva avuto l’accortezza di celare nel portabagagli della propria<br />

macchina, posteggiata nel garage, locale al quale la perquisizione non era stata estesa (cfr.<br />

ff. 211 e ss. ud. 7/6/1994 - ff. 71 e ss. ud. 12/7/1994).<br />

Mutolo, si era rivolto, quindi, agli associati mafiosi che gestivano con lui quei traffici<br />

di droga, e aveva chiesto spiegazioni del motivo per cui il dott. Contrada non fosse<br />

intervenuto per avvisarli in tempo di quell’operazione di Polizia che aveva fatto correre il<br />

grave rischio della scoperta di quella notevole partita di droga. Aveva appreso, quindi, (ha<br />

fatto riferimento a colloqui intervenuti con piu’ soggetti, tra i quali ha indicato con certezza:<br />

Salvatore Micalizzi, Gaetano Carollo, Greco detto “Scarpa”, Galatolo Vincenzo e “Pino”<br />

Savoca) che in quell’occasione nessun rimprovero poteva essere mosso al dott. Contrada,<br />

perchè il responsabile di quell’operazione non era lui bensì il dott. Cassarà o qualche altro,<br />

che non era “raggiungibile” da parte dell’organizzazione criminale .<br />

Tale colloquio, oltre a rivelare il grado di diffusione del ruolo svolto per conto<br />

dell’organizzazione criminale dal dott. Contrada, rivela, altresì, la piena consapevolezza del<br />

fatto che altri funzionari, ed in questo caso il dott. Cassarà, erano ritenuti dagli uomini di<br />

mafia incorruttibili ed adottavano metodi di lavoro finalizzati ad ostacolare gli interventi<br />

devianti da parte anche di soggetti interni alle strutture investigative palermitane (questo<br />

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