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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Reggio Calabria; ha riferito che il rapporto con il Questore Immordino era continuato anche<br />

quando quest’ultimo era andato in pensione ed a tal proposito ha ricordato l’episodio di una<br />

visita che il marito gli aveva fatto nel corso della quale l’ex questore gli aveva manifestato<br />

la sua diffidenza nei confronti del dott. Contrada maturata in relazione all’operazione del<br />

Maggio 1980 (cfr. ff.2-1 e ss. ud. 20/5/1994- pp.vv. trascrizioni deposizione resa dinanzi<br />

alla Corte di Assise di Palermo cit.).<br />

Dalla risultanze acquisite in atti emerge che il 3/5/1980, quando era ancora in carica<br />

il Questore Immordino, il Commissario Capo dott. Antonino Cassarà era stato assegnato alla<br />

Squadra Mobile di Palermo, proveniente da Trapani e, dopo un periodo in cui era stato<br />

addetto alla sez. omicidi, alla sezione catturandi ed alla sezione investigativa, era stato<br />

nominato vice-dirigente della Squadra Mobile, all’epoca diretta dal dott. Ignazio D’Antone,<br />

che in tale carica era rimasto dall’Aprile 1981 all’Aprile 1985 (cfr. nota rilasciata dalla<br />

Questura di Palermo in data 9/3/1995. acquisita in atti all’ud. del 22/9/1995- ff. 599 e ss.<br />

all.ti inchiesta Zecca- acquisiti ud. 6/5/1994- deposizione Guglielmo Incalza ff. 176 e ss. ud.<br />

24/1/1995- dep. D’Antone Ignazio ud. 9/9/1994 e 14/7/1995).<br />

<strong>La</strong> teste Iacovoni <strong>La</strong>ura ha dichiarato che, dopo alcuni mesi di lavoro a Palermo (ha<br />

precisato dopo circa sei, otto mesi- v. f. 42 ud. cit.), il marito aveva cominciato ad essere<br />

diffidente perchè tutte le piu’ importanti operazioni di Polizia non andavano a buon fine ed<br />

aveva iniziato a nutrire gravi sospetti sia nei confronti del dott. Contrada che nei confronti<br />

del dott. D’Antone che definiva “uomo del dott. Contrada”; ha affermato che il marito<br />

aveva avuto occasione di manifestarle apertamente la sua assoluta sfiducia nei confronti del<br />

dott. Contrada (ha riferito le testuali parole che il marito aveva usato nei suoi confronti : “<br />

non mi fido”) rappresentandole il suo disagio e la sua difficoltà per essere costretto per<br />

ragioni di lavoro ad avere contatti con lui, specialmente nel periodo in cui il predetto<br />

funzionario aveva diretto la Criminalpol (cfr. ff. 2 e ss. 13 e ss. 21-39 ud. cit.).<br />

Ha riferito che il marito, di solito, era poco incline a manifestarle le sue perplessità<br />

su funzionari o collaboratori dell’ufficio ed ha precisato che si era verificato un episodio nel<br />

quale il marito aveva dimostrato la sua avversione ad intrattenere rapporti anche di natura<br />

personale con il dott. Contrada: in occasione della festa di laurea del cognato, nel Luglio<br />

1984, la suocera, che era stata collega della sig.ra Contrada, aveva invitato i coniugi<br />

Contrada al ricevimento, ma quando Ninni Cassarà aveva appreso di tale invito aveva<br />

manifestato vivacemente il proprio disappunto dichiarandole la sua intenzione di andarsene<br />

qualora fossero arrivati (“ritengo che si trattasse della laurea di mio cognato...quando noi<br />

arrivammo a casa dei miei suoceri mio marito, apprendendo la notizia che erano stati<br />

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