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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Il rapporto Contrada-Riccobono<br />

L’analisi del rapporto instauratosi tra l’odierno imputato ed il mafioso Rosario<br />

Riccobono, assume una particolare rilevanza, non soltanto perchè il Riccobono è la<br />

principale, anche se non esclusiva, fonte delle conoscenze riferite da Gaspare Mutolo, ma<br />

anche perchè molteplici risultanze, acquisite nell’ambito dell’odierno processo, che si avrà<br />

modo di esaminare nel prosieguo della trattazione, hanno evidenziato proprio tale rapporto,<br />

come uno dei piu’ intensi, nell’ambito del collegamento di natura collusiva gradualmente<br />

instauratosi tra “Cosa Nostra” e l’imputato.<br />

Risulta, pertanto, utile in relazione a diversi punti della presente disamina, tracciare<br />

un quadro preliminare della personalità delinquenziale del Riccobono e delle sue<br />

vicissitudini giudiziarie.<br />

Il ruolo mafioso svolto all’interno di “Cosa Nostra” dal Riccobono è stato<br />

ampiamente acclarato nel processo, già piu’ volte citato, denominato Maxi 1, nell’ambito<br />

del quale, sulla base delle concordi dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Tommaso<br />

Buscetta, Salvatore Contorno e Stefano Calzetta, gli è stata riconosciuta la qualità di “capo”<br />

della famiglia mafiosa di Partanna-Mondello nonchè di componente, dal 1975, della<br />

“Commissione” di “Cosa Nostra” (cfr. ff. 6327 e ss. tomo n° 34 sentenza di primo grado<br />

Maxi 1- cit.).<br />

In modo particolare ne è stato evidenziato il coinvolgimento, insieme a Mutolo,<br />

(individuato a sua volta come suo “braccio destro”), ai fratelli Micalizzi, al catanese<br />

Benedetto Santapaola e all’orientale Koh Bak Kin, in un ampio e redditizio traffico di<br />

sostanze stupefacenti, acclarato dalle dichiarazioni rese da Francesco Gasparini, dallo stesso<br />

Koh Bak Kin e da numerose intercettazioni telefoniche, comprovanti il coinvolgimento nel<br />

predetto traffico anche del gruppo mafioso catanese dei Santapaola.<br />

Proprio l’accumulazione di ingenti capitali provenienti dall’attività criminosa di cui<br />

si è parlato, impose al Riccobono ed al suo gruppo la necessità di riciclare tale enorme<br />

massa finanziaria, confluita in molte società, nel settore dell’edilizia, facenti capo allo stesso<br />

Riccobono (v. “Calcestruzzi Arenella s.r.l.”- “C.I.C.A. s.r.l “ ecc.).<br />

Nello stesso processo maxi-1 si è avuto, altresì, modo di tracciare la storia<br />

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