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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Chinnici) gli aveva avanzato le sue perplessità a continuare ad avere contatti con la struttura<br />

S.I.S.D.E. e con il dott. Contrada per le sue indagini; affrontando tale argomento aveva<br />

pronunciato la frase: “sento puzza di bruciato” (cfr. ff.48 e ss. ud. 24/6/1994).<br />

Il medesimo teste ha confermato che il dott. Cassarà manteneva rapporti di stima ed<br />

amicizia con il padre, ed ha ricordato che questi gli aveva riferito di avere ricevuto la visita<br />

del dott. Cassarà in un periodo in cui era già andato in pensione: Cassarà in tale occasione<br />

gli aveva detto con riferimento al dott. Contrada “ che aveva fatto bene a non dargli<br />

eccessiva fiducia” (ud. 24/6/1994 ff. 37 e ss. ud. anti-meridiana 24/6/1994 f. 19).<br />

Il teste Francesco Forleo, già segretario del sindacato di Polizia S.I.U.L.P. cui<br />

aderiva il dott. Cassarà a lui legato anche da rapporti di amicizia personale, ha deposto sui<br />

colloqui avuti con quest’ultimo in ordine al suo progressivo isolamento all’interno della<br />

Questura di Palermo ed alla sua diffidenza nei confronti di Bruno Contrada (cfr. ff. 72 e ss.<br />

ud. 13/5/1994).<br />

Nel corso della sua deposizione il teste ha integralmente confermato il contenuto<br />

delle dichiarazioni già rese il 3/6/1993 al P.M., dichiarando che nel corso di numerosi<br />

incontri avuti con Cassarà questi gli aveva parlato delle molteplici difficoltà che si<br />

frapponevano alla sua attività, della condizione di progressivo isolamento e quindi di<br />

pericolosa sovraesposizione in cui si era venuto a trovare nella lotta contro “Cosa Nostra”;<br />

lamentava di non ricevere il necessario sostegno sia dai vertici della Questura che dell’Alto<br />

Commissario, in particolare confidandogli che “non si fidava del dott. Bruno Contrada “,<br />

allora “braccio destro” dell’Alto Commissario De Francesco (cfr. ff. 75 e ss. ud. cit.).<br />

Ha confermato l’episodio, ricordato anche dalla vedova Cassarà, di una lettera<br />

inviata al Ministro Dell’Interno per segnalare l’esigenza di un immediato trasferimento del<br />

funzionario dalla Sicilia per ragioni di sicurezza personale (cfr. 80 e ss. ud. cit).<br />

In merito all’operazione “Hotel Costa Verde” il teste Donato Santi ha riferito di<br />

avere assistito personalmente ad un colloquio tra il dott. Cassarà ed il dott. Montana avente<br />

ad oggetto le cause del fallimento di tale operazione di Polizia che si era svolta mentre il<br />

dott. Cassarà si era dovuto allontanare da Palermo per ragioni d’ufficio: l’operazione non<br />

era stata eseguita secondo le modalità programmate dal dott. Montana (mediante irruzione<br />

di personale in divisa armato nel predetto albergo di Cefalu’, dove era stata segnalata la<br />

presenza ad un ricevimento di matrimonio della figlia di un esponente mafioso di spicco di<br />

numerosi mafiosi) a causa di un contro-ordine impartito direttamente dal dirigente della<br />

Squadra Mobile dott. Ignazio D’Antone che aveva fatto eseguire una mera identificazione<br />

dei soggetti presenti avvalendosi di alcuni agenti in borghese per evitare di “spaventare<br />

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