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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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icopriva in quegli anni a Palermo, il Bontate gli aveva proposto di aderire a tale loggia.<br />

Dalla sentenza irrevocabile, già citata, emessa dal Tribunale di Marsala nel<br />

procedimento contro Alfano ed altri, sono emersi numerosi e significativi riscontri alle<br />

dichiarazioni rese in quel procedimento dallo Spatola sulla massoneria ed in particolare sui<br />

contatti massonici esistenti tra i fratelli Caro e Stefano Bontate, già indicato quale massone<br />

dal pentito Antonino Calderone.<br />

In particolare lo Spatola aveva dichiarato che i fratelli Caro, soggetti affiliati a “Cosa<br />

Nostra” e contestualmente appartenenti alla massoneria, erano in stretti rapporti con Stefano<br />

Bontate, al quale avevano fatto acquistare dei terreni in Campobello; nell’estate del 1979 si<br />

era tenuto un vertice massonico nell’abitazione di Caro Federico cui avevano partecipato, il<br />

fratello Rosario, il noto Michele Sindona, il dott. Miceli Crimi e Stefano Bontate.<br />

A riscontro delle predette dichiarazioni è stato evidenziato che:<br />

- il Bontate aveva acquistato, tramite la cooperativa “Torretta” un appezzamento di<br />

terreno in Campobello, c.da “Torretta Granitola”;<br />

- Calderone Antonino aveva riferito che il Bontate era massone ed aveva ideato il<br />

progetto di inserire due esponenti di “Cosa Nostra” per provincia nelle rispettive<br />

logge massoniche in modo da manovrare a piacimento e dall’interno tali consessi;<br />

- il cognato di Stefano Bontate, Vitale Giacomo, era inserito nella loggia palermitana<br />

denominata “Camea” con il grado trentatreesimo;<br />

- Michele Sindona e Joseph Miceli Crimi, entrambi massoni, erano nell’estate del<br />

1979 a Palermo, come conclamato nel processo penale n° 531/84 celebrato presso<br />

l’A.G. di Milano in relazione ai fatti noti come relativi al falso sequestro Sindona<br />

(cfr. ff. 135 e ss. sent. Trib. Marsala cit. acquisita agli atti).<br />

Non può sottacersi che proprio Stefano Bontate che, all’interno di “Cosa Nostra”,<br />

secondo le sopra esposte risultanze dibattimentali, coltivava progetti di collegamenti occulti<br />

tra potere mafioso e massoneria era proprio il capo mafioso entrato per primo in rapporti<br />

con Contrada per conto di “Cosa Nostra”, secondo le convergenti dichiarazioni di molti<br />

collaboratori di giustizia già esaminati.<br />

Numerosi sono gli elementi di contatto emersi tra Contrada ed esponenti del mondo<br />

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