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avuto modo di vedere nè la richiesta di informazioni sul Bontate in data 24/9/1979, peraltro
indirizzata alla ex sez. anti-mafia, nè il sollecito del 3/4/1980 in merito al parere sulla
patente Bontate (cfr. ff. 226 e ss. ud. cit.). Ha sostenuto che a seguito della ristrutturazione
interna alla Mobile che aveva condotto alla fusione delle due sezioni, anti-mafia ed
investigativa, tutte le pratiche che erano state in carico all’antimafia erano confluite nella
nuova unica sezione.
Tale circostanza di fatto, verosimilmente, spiega l’ulteriore stasi della pratica in
oggetto ed evidenzia ancor di piu’ come la decisione iniziale di temporeggiare su quella
risposta da dare alla Prefettura sulla patente del Bontate adottata nel Settembre del 1979, si
era rivelata di decisiva importanza per il mantenimento al Bontate del documento abilitativo
alla guida.
Solo dopo l’ulteriore sollecito del 2 Settembre 1980 il dott. Antonino De Luca,
all’epoca vice-dirigente della Mobile (dirigente Impallomeni), con la nota dell’8/9/1980
aveva deciso di rispondere personalmente a quella richiesta formulando un parere che non
poteva che essere decisamente negativo (“ Con riferimento alla nota sopradistinta si
comunica che il nominato in oggetto non ha dato apparentemente adito a rilievi. Si ritiene,
tuttavia, che lo stesso tragga i maggiori guadagni dalla sua losca attività, svolta, in
prevalenza, nel settore del contrabbando dei tabacchi e degli stupefacenti. Sintomatico, del
resto, può essere considerato l’arresto del fratello Giovanni, siccome implicato nel noto
processo relativo al traffico internazionale di droga. Ciò posto e tenuto conto anche della
nota personalità del Bontate Stefano, quest’ufficio ritiene opportuno che allo stesso venga
sospesa la patente”).
Ciò posto, osserva il Tribunale che dall’esame della pratica in oggetto sono emersi
riscontri in ordine al favoritismo esplicato nei confronti di Stefano Bontate sia nel momento
del rilascio della patente “in via provvisoria” sia in quello successivo del suo mantenimento
fino alla data della sua uccisione.
Non vi è dubbio che il Bontate abbia tentato un primo interessamento investendo
direttamente della pratica un politico (on.le Ventimiglia) per segnalare la cosa al Prefetto di
Palermo (dott. Grasso). E’, altrettanto indubbio, che questo primo tentativo non aveva
sortito alcun positivo effetto ed anzi si era rivelato idoneo a far comprendere che i pareri
necessariamente richiesti dalla Prefettura alla Questura per tale tipo di pratica avevano un
ruolo decisivo per l’esito della stessa. D’altra parte è soprattutto al Questore (quale
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