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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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laboriose indagini successive avevano consentito di accertare, senza possibilità di dubbio,<br />

che Michele Sindona non era stato affatto rapito ma era volontariamente scomparso ed<br />

aveva gestito la sua messinscena in prima persona con il supporto di ambienti mafiosi e<br />

massonici..”. Proprio durante il suo soggiorno clandestino di Palermo aveva organizzato,<br />

diretto e gestito in prima persona lo stillicidio di messaggi estorsivi, formalmente diretti ai<br />

propri legali, ma sostanzialmente destinati, “ in modo implicito, indiretto e sottilmente<br />

mafioso ad essere recepiti da quell’ “establishment” da cui aveva preteso di essere<br />

salvato” (cfr. ff. 127 e ss. - 263 e ss. sent. Turone cit.).<br />

Nel corso dell’istruzione dibattimentale dell’odierno processo, all’udienza del<br />

28/10/1994, il teste Antonio De Luca, riferendo in merito alle investigazioni eseguite sul<br />

gruppo mafioso degli Spatola e dei Gambino, su delega dell’Autorità giudiziaria romana,<br />

con la quale in maniera particolare aveva intrattenuto i rapporti il dott. Contrada, ha<br />

ricordato che in quel periodo lui stesso, quale funzionario addetto alla Squadra Mobile,<br />

aveva proceduto all’assunzione delle dichiarazioni di Giovanni Gambino, individuato a<br />

Palermo presso il Motel Agip; sul punto ha dichiarato che aveva assunto direttamente<br />

l’iniziativa di bloccarlo, interrogarlo e perquisirlo, rinvenendo documentazione importante<br />

per il prosieguo delle indagini, ed aveva ritenuto necessario trovare un pretesto per arrestarlo<br />

(“ io ho fermato John Gambino che era alloggiato a Villa Igiea e lo bloccai al Motel Agip:<br />

lo interrogai, trovai documentazione importante per il prosieguo dell’indagine, lo volevo<br />

arrestare...io dissi: questo lo perdiamo; rintracciai Contrada a Roma e gli dissi: questo lo<br />

perdiamo, lo dobbiamo arrestare, troviamo un pretesto, favoreggiamento personale- cfr. ff.<br />

124 e 125 ud. cit.) .<br />

Comunicata al dott. Contrada l’intenzione di arrestare il Gambino, questi gli aveva<br />

risposto che si sarebbe consultato con i dott.ri Sica ed Imposimato, titolari dell’inchiesta<br />

romana su Sindona: dopo poco gli aveva riferito che il giudice istruttore dott. Imposimato<br />

gli aveva detto che non c’erano elementi per trarlo in arresto e così il Gambino era stato<br />

rilasciato facendo perdere le sue tracce (“ mi disse almeno Contrada, perchè io non ci ho<br />

parlato direttamente: in maniera particolare il giudice istruttore Imposimato, che aveva la<br />

leader-ship di quest’indagine, dice - non abbiamo ancora elementi nei confronti di John<br />

Gambino- e così avvenne, venne rintracciato e lo perdemmo...questo avvenne nel<br />

Settembre, credo,’Ottobre del 1979” cfr. f. 125 ud. cit.)<br />

A seguito di tali dichiarazioni, provenienti da uno dei testi della difesa piu’ vicino<br />

all’odierno imputato, questi si preoccupava di fornire dettagliate e molteplici versioni in<br />

ordine all’episodio, tra loro differenti e tutte successivamente smentite dalle acquisite<br />

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