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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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collaborante come "uomo d'onore" della famiglia di Marsala che aveva partecipato al<br />

progetto di eliminarlo all'interno di un bar gestito dalla moglie e dal cognato dello stesso)<br />

era stato predisposto l’attentato alla sua vita che, era stato scongiurato grazie al pronto<br />

intervento degli uomini della sez di P.G. della Procura che lo avevano materialmente<br />

prelevato, prima che entrasse in quel bar, trasferendolo nei locali della Procura e<br />

successivamente presso gli uffici dell'Alto Commissario, che da quel momento aveva<br />

iniziato ad occuparsi stabilmente della sua protezione. Lo Spatola aveva riferito che<br />

l'attentato in questione era stato preceduto, qualche giorno prima, da un inquietante<br />

episodio, avente come protagonista tale Patti Antonio, che già lo aveva messo in allarme.<br />

Tale soggetto era giunto fin dietro l'abitazione del collaborante per un' asserita consegna di<br />

materiale di propaganda commerciale; questi, pur avendone riconosciuto la voce nonostante<br />

l'asserito venditore cercasse di camuffarla, non aveva aperto la porta e successivamente<br />

aveva appreso che nessun inquilino del palazzo aveva ricevuto materiale pubblicitario (cfr.<br />

ff. 24 e ss trascr. ud. del 10/10/1994).<br />

<strong>La</strong> protezione del pentito era stata affidata al Servizio Centrale Protezione solo in un<br />

secondo tempo ed a seguito dello scioglimento dell'Ufficio dell'Alto Commissario per la<br />

lotta alla mafia nel Gennaio del 1993 (cfr. f. 132 trascr. cit.).<br />

Lo Spatola ha spiegato che, appena messo in contatto per la prima volta con l'ufficio<br />

dell’Alto Commissario a Roma (i primi di Novembre del 1989 gli era stato detto che l'Alto<br />

Commissario voleva conoscerlo e così era stato organizzato un suo viaggio a Roma - cfr. ff.<br />

91 e ss trascr. ud. 27/4/1994) aveva incontrato in quella sede, un soggetto, addetto all'Alto<br />

Commissario, che in precedenza aveva saputo che era a disposizione di "Cosa Nostra"<br />

nonchè molto vicino, per rapporto di lavoro, fratellanza massonica e di stretta amicizia, al<br />

dott. Contrada, all'epoca a lui noto come funzionario del S.I.S.D.E (- cfr. f. 128 trascr. cit.).<br />

Ha dichiarato che a causa di tale incontro non si era piu’ sentito sicuro e aveva pensato che,<br />

trattandosi di personaggi "intoccabili", sarebbe stato piu’ opportuno non riferire,<br />

nell'immediato, le notizie che aveva appreso nel corso della sua militanza nei confronti di<br />

costoro per paura di crearsi un doppio fronte di nemici : da un lato la mafia, che aveva già<br />

decretato la sua condanna a morte, e dall’altro " gli intoccabili" all'interno delle istituzioni<br />

collusi con la stessa organizzazione criminale ("pensai bene che il silenzio in quel caso era<br />

d'oro" cfr. ff. 35 e ss.- 61 e ss. trascr. cit.). Il nome del soggetto in questione , che lo Spatola<br />

non aveva potuto svelare all'udienza del 27/4/1994, perchè il P.M. aveva fatto presente che<br />

vi ostavano esigenze di segreto investigativo, trattandosi di persona indagata per concorso in<br />

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