PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

ud. cit.).
Ha spiegato di avere vissuto negli ultimi anni della propria vita una profonda crisi di
coscienza ingenerata da un senso di progressiva estraneità ad un mondo come quello di
“Cosa Nostra” di cui era entrato a far parte senza condividerne, per livello culturale ed
estrazione sociale, le condotte criminali (cfr. ff. 47 e ss. ud. cit.).
Sin dal Dicembre del 1993 aveva abbandonato la propria attività professionale
trasferendosi definitivamente in Croazia, paese che aveva prescelto dopo un periodo di circa
due anni di osservazione e permanenza provvisoria realizzate al fine di verificare le proprie
capacità di adattamento in tale luogo, in previsione di realizzare il proprio progetto di
abbandonare l’Italia e così recidere i legami con l’ambiente delinquenziale mafioso.
Nel Febbraio del 1994 era stato raggiunto, mentre già si trovava in Croazia, da un
provvedimento internazionale di custodia cautelare che era stato eseguito con la sua
traduzione nel carcere di Pola; pur essendo al corrente che l’estradizione era stata concessa
esclusivamente per il reato di associazione per delinquere semplice, che ne avrebbe
comportato una rapida scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare, aveva
maturato, definitivamente, la scelta della dissociazione e della formale collaborazione con la
giustizia accettando di essere sottoposto da parte dell’Autorità Giudiziaria italiana a
procedimento penale per il reato di cui agli artt. 110 e 416 bis c.p. (cfr. ff. 5 e 51 ud. cit.).
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