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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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(cfr. ff. 59 e ss. dep. Bruno ud. 19/9/1995).<br />

Vincenzo Sorce (detto Cecè), indicato dal Pirrone come una delle fonti da cui aveva<br />

appreso notizie in merito all’odierno imputato, è stato condannato nell’ambito del primo<br />

maxi processo, in ordine ai reati di cui agli artt. 416 e 416 bis c.p., quale “uomo d’onore”<br />

originariamente appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro e successivamente<br />

trasmigrato nella famiglia di S.Maria di Gesu’, capeggiata da Stefano Bontate, sulla base<br />

delle concordi dichiarazioni rese sul suo conto da Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno<br />

(cfr. ff. 6510 tomo 35 sent. I° grado maxi processo cit.) .<br />

D’Accardi Francesco, indicato dal collaborante come residente di fronte la pizzeria<br />

“Madison”, è stato identificato per l’omonimo, classe 1936, residente a Palermo in Piazza<br />

Don Bosco, che è la stessa piazza dove ha sede il predetto locale; risulta avere solo qualche<br />

precedente di polizia a suo carico (cfr. f. 44 ud. 19/9/1995).<br />

Salerno “Ino”, indicato come macellaio di San Lorenzo, è stato identificato per<br />

Salerno Gaetano, classe ‘34, macellaio, fratello di Maria Antonia, titolare di una macelleria<br />

sita in piazza san Lorenzo (cfr. ud. cit. f. 44).<br />

I fratelli Micalizzi, di cui si è già avuto modo di trattare nella parte dedicata al<br />

collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo, sono entrambi appartenenti alla famiglia di<br />

“Partanna Mondello”, capeggiata da Rosario Riccobono, suocero di Michele che ne ha<br />

sposato la figlia Margherita (cfr. ff. 57 e ss. dep. Bruno ud. 19/9/1995).<br />

Salvatore Micalizzi, classe ‘52, risulta scomparso, unitamente al Riccobono, dalla<br />

fine del 1982, verosimilmente soppresso con il metodo della “lupara bianca”; indicato negli<br />

archivi di Polizia sin dagli anni ‘60 come “uomo d’onore” di certo rilievo della famiglia<br />

mafiosa di Partanna-Mondello, si è evidenziato come persona particolarmente vicina a<br />

Rosario Riccobono; il 17/4/1976 è stato tratto in arresto a seguito dell’emissione di alcuni<br />

provvedimenti conseguenti all’omicidio dell’agente di P.S. Cappiello, in relazione al reato<br />

di cui all’art. 416 c.p. ed è stato scarcerato il 18/10/1977, per decorrenza dei termini di<br />

custodia preventiva; nel 1983 è stato denunciato con rapporto congiunto di Polizia e<br />

Carabinieri, unitamente al Riccobono e ad altre 38 persone per associazione per delinquere<br />

di tipo mafioso e traffico di stupefacenti; nel 1984 è stato emesso nei suoi confronti altro<br />

mandato di cattura per associazione di tipo mafioso (cfr. dep. Bruno ud. 19/9/1995 f. 57 e<br />

nota Ministero Grazia e Giustizia concernente i periodi di detenzione sofferti dai fratelli<br />

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