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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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dissociazione qualche tempo prima della pubblica emissione dei provvedimenti giudiziari<br />

che dalle loro dichiarazioni erano scaturiti.<br />

In particolare la diffusione della notizia della collaborazione del Buscetta aveva<br />

destato, come riferitogli dal Calò, enorme preoccupazione in "Cosa Nostra" e precipuamente<br />

all'interno della "famiglia" di Porta Nuova di cui il Buscetta aveva fatto parte perchè il<br />

predetto era ritenuto grande conoscitore di molti segreti e, quindi, il suo pentimento<br />

rappresentava un evento potentemente destabilizzante per l'organizzazione; da qui la<br />

decisione ritorsiva ed ad un tempo esemplare dell' "eliminazione fisica" di tutti i parenti del<br />

Buscetta adottata dalla "Commissione" ed affidata per l'aspetto esecutivo allo stesso Calò in<br />

quanto suo capo-mandamento (cfr. ff. 21 e ss. trascr. cit.). Aveva appreso anticipatamente<br />

anche la notizia della collaborazione del Contorno (dal Calò e questa volta anche da Ganci<br />

Raffaele) e come già per Buscetta, era venuto a conoscenza del fatto che la "Commissione"<br />

aveva deciso una reazione contro i parenti del pentito (cfr. ff 23 e ss. trascr. cit.).<br />

Ha, poi, dichiarato di avere partecipato ad alcuni incontri alla presenza del Riina e,<br />

successivamente all' arresto di quest'ultimo avvenuto nel Gennaio del 1993, a due incontri<br />

con il Provenzano, durante i quali ciascuno dei due capi aveva illustrato le strategie di<br />

sterminio e di auto-tutela da adottare di fronte al fenomeno del "pentitismo" : " Riina diceva<br />

sempre di ammazzare tutti i parenti dei pentiti; addirittura una volta gli ho sentito dire<br />

personalmente che si dovevano ammazzare i parenti fino al ventesimo grado cominciando<br />

dai bambini di sei anni.....con l'arresto di Riina, loro questa strategia l'hanno modificata, se<br />

così posso dire, nel senso che hanno smesso di ammazzare i parenti dei pentiti ma hanno<br />

cercato ed hanno trovato degli agganci politici, per fare annullare questa legge sui<br />

collaboratori di giustizia" ritenuta il " vero male" che ha colpito "Cosa Nostra" (cfr. ff. 24 -<br />

25 e 26 trascr. cit.).<br />

Ha, quindi, riferito in ordine ad un altro episodio, a sua conoscenza, sintomatico del<br />

fatto che "uomini d'onore" di notevole rilievo godevano di fonti privilegiate all'interno della<br />

Questura di Palermo: ha ricordato che, Lucchese Giuseppe, fino al suo arresto spietato capo<br />

del mandamento di Brancaccio e componente della "Commissione", gli aveva rivelato, pur<br />

senza fare il nome della fonte, che un poliziotto lo aveva informato su come si erano svolti i<br />

fatti a seguito dei quali era deceduto in Questura Marino Salvatore, tratto in arresto perchè<br />

sospettato dell'omicidio Montana (cfr.ff. 32 e ss. trascr. cit.). Ha spiegato che, mentre prima<br />

dell’uccisione di Bontate ed Inzerillo, all'interno di "Cosa Nostra" vi era una maggiore<br />

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