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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Gaspare Mutolo in un breve intervallo della sua detenzione in carcere; in quegli anni, in<br />

modo particolare, aveva avviato un’intensa frequentazione con i fratelli Micalizzi, che si era<br />

estesa anche alle rispettive famiglie (cfr. ff. 46 e ss.- 75 e ss. ud. cit.).<br />

A riprova dell’intensità dei rapporti instaurati con i componenti della famiglia del<br />

Riccobono, ha dichiarato di avere partecipato alle cerimonie nuziali di entrambe le figlie del<br />

predetto : il matrimonio di Margherita Riccobono con Michele Micalizzi e quello di<br />

Giuseppina Riccobono con Salvatore <strong>La</strong>uricella che erano stati celebrati nella medesima<br />

chiesa, all’interno dello stabilimento del “Roosvelt” all’Addaura, con ricevimento presso<br />

l’hotel “Zagarella”; successivamente aveva partecipato anche alla cerimonia di battesimo<br />

del figlio di Micalizzi Michele e Margherita Riccobono, celebrato nella medesima cappella,<br />

con ricevimento all’hotel “Azzolini” (cfr. f. 49 - 118 e ss ud. cit.).<br />

Al riguardo il collaborante ha dichiarato che avevano partecipato numerosi invitati,<br />

all’incirca quattrocento per ogni matrimonio, e che il Riccobono aveva presenziato ad<br />

entrambi, in modo assiduo alle cerimonie religiose ed in modo piu’ fugace ai relativi<br />

trattenimenti (cfr. ff. 60 e ss- 86 e ss..). Ha ricordato di avere preso posto, al matrimonio di<br />

Michele Micalizzi, allo stesso tavolo del Sutera insieme a tale Mario Alonzo che dopo poco<br />

tempo era stato ucciso nei pressi del quartiere “Borgo vecchio” (cfr. f. 61).<br />

In altra occasione, precedente alle cerimonie dei matrimoni e del battesimo, era stato<br />

accompagnato dal Sutera e da Michele Micalizzi in una grande villa con piscina, sita nella<br />

via Castelforte tra Partanna e Pallavicino, per essere presentato a Rosario Riccobono, che in<br />

sua presenza veniva chiamato dai suoi uomini “Don Carmelo” per ragioni di cautela essendo<br />

all’epoca il Riccobono latitante ed essendo il Pirrone soggetto esterno all’associazione<br />

criminale mafiosa; aveva appreso successivamente dalle stesse figlie del Riccobono che il<br />

padre in quel periodo (1979-1980) non abitava piu’ in quella bella villa bensì in un attico di<br />

un palazzo sito nella via Guido Jung (cfr. ff. 52 - 53- 83 e ss. ud. cit.- 111 e ss.).<br />

A proposito di tale attico, Margherita Riccobono e la sorella Giuseppina - in<br />

presenza anche della madre, che il Pirrone aveva talvolta frequentato insieme alle figlie<br />

presso l’abitazione di Micalizzi Michele dopo il suo matrimonio con Margherita - gli<br />

avevano confidato che in tale abitazione vi era un particolare accorgimento che consentiva<br />

di fuggire dal retro senza essere scoperti in caso di necessità (una doppia porta con scala<br />

posteriore) e che, in ogni caso, sia il Riccobono che il Micalizzi erano “ben protetti” e non<br />

nutrivano particolari preoccupazioni nei confronti degli appartenenti alla Polizia che, a loro<br />

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