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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Attendibilità intrinseca del collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta.<br />

Sulla generale e peculiare attendibilità del Buscetta basta richiamare quanto accertato<br />

nell’ambito del citato maxi-processo, in cui il contributo investigativo offerto da tale<br />

collaboratore di giustizia è stato definito “eccezionale”, forse il piu’ efficace fra tutti, grazie<br />

al quale è stato possibile verificare positivamente le risultanze della lunga e complessa<br />

istruttoria compiuta conferendo organicità e coesione alle prove “aliunde” acquisite<br />

permettendo di valorizzare anche altre fonti propalatorie, così imprimendo una svolta<br />

decisiva nella lotta alla famigerata organizzazione criminale “Cosa Nostra”.<br />

“Si è trattata di una vera e propria rivoluzione, che ha consentito l’approccio alla<br />

realtà del fenomeno mafioso, non piu’ attraverso le sole indagini indiziarie che a tanti<br />

deludenti esiti processuali avevano portato, ma attraverso elementi di prova diretta e<br />

rappresentativa” (cfr. tomo 22 ff. 4280 e ss. sent. I° grado mazi-1).<br />

Nell’ambito del primo maxi processo è stato evidenziato il notevole travaglio vissuto<br />

dal collaborante prima di effettuare la scelta di affidarsi all’Autorità statale (emerso da fatti<br />

concreti quali il tentato suicidio del Buscetta documentato in modo certo dagli atti<br />

processuali), preceduta da una situazione di irreversibile contrasto alla fazione dei<br />

corleonesi all’interno di “Cosa Nostra” e dal tragico sterminio di suoi numerosi stretti<br />

congiunti (due figli scomparsi, il fratello, il genero e tre nipoti uccisi - cfr. dep. resa<br />

nell’odierno processo sul punto dal teste Mauro Obinu -ud. 3/6/1994- ff. 28 e 29- il quale ha<br />

precisato che dopo l’inizio della sua formale collaborazione venne ucciso anche il cognato<br />

del Buscetta - cfr. tomo 6 sent. primo maxi processo). Nel corso dell’odierno dibattimento il<br />

Buscetta ha ribadito il travaglio e le motivazioni che lo hanno indotto a collaborare,<br />

determinandosi a tale scelta grazie anche al rapporto di particolare fiducia instaurato con il<br />

giudice Falcone, uomo di cui sapeva di potersi fidare perchè seriamente inviso ai mafiosi<br />

(cfr. ff. 51 e ss. ud. cit.). Ha affermato che i principi ispiratori di “Cosa Nostra” erano stati<br />

irrimediabilmente travolti dalla ferocia dei nuovi capi, che avevano trasformato<br />

l’organizzazione in un’associazione criminale della peggior specie, in cui non intendeva piu’<br />

riconoscersi.<br />

Osserva il Collegio che, al di là delle personali motivazioni che hanno indotto il<br />

Buscetta a collaborare con la giustizia, le sue rivelazioni hanno costituito il principale<br />

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